Il potere per il potere in “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è tra i miei film preferiti. L’ho rivisto giovedì sera su La7. La Valigia dei sogni la fortunata trasmissione di  Simone Annicchiarico ci porta nei luoghi dove è stato girato il felice film di Elio Petri. « Volevo fare un film sulla polizia, ma a modo mio. » (Elio Petri) Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il primo film di una trilogia (proseguita con La classe operaia va in paradiso del 1971 e La proprietà non è più un furto del 1973), frutto della collaborazione con lo sceneggiatore Ugo Pirro, in cui vengono messi in scena i motivi centrali della vita politica, rendendo Elio Petri un bersaglio privilegiato nello scontro critico e politico interno alla sinistra negli anni settanta. Non c’è dubbio che Indagine su un cittadino… sia uno dei capolavori del cinema nazionale e uno dei film più importanti dell’intero settore cinematografico mondiale. Film vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e del Premio Oscar al miglior film straniero 1971, nonché una nomination per la migliore sceneggiatura originale agli Oscar dell’anno dopo per non parlare dei 3 Nastri d’argento 1971 (regia, soggetto originale, Volonté). Colonna sonora avvincente che da tanto a questa pellica di Ennio Morricone uno dei più produttivi, quantitativamente e qualitativamente, del cinema italiano. La contaminazione tra ambito classico ed ambito popolaresco (ad esempio il mandolino suonato come fosse un clavicembalo) con gli “inserti ritmicamente imprevedibili del marranzano, del sax soprano e del contrabbasso elettrico” risultano perfettamente funzionali nell’accompagnamento dei moti convulsi della psiche disturbata del protagonista. Costruito difatti come un giallo poliziesco, tutto fa tranne proprio che percorrere le intenzioni del giallo (l’assassino è subito svelato nelle prime immagini) perché nella realtà quello che Petri vuole fare è descrivere le dinamiche del potere costituito ed istituzionalizzato, rendendole provocanti e marce, dispotiche e folli, rigide ed assolutamente irrazionali e contraddittorie. Un film sul potere. “Repressione è civiltà” grida Volontè al microfono durante il suo primo discorso\comizio alla Sezione Politica. “Sotto ogni criminale può nascondersi un sovversivo e sotto ogni sovversivo può nascondersi un criminale”… è bigottismo politico e autoritario, è il potere che trema di fronte alle accuse e le rivendicazioni e che si organizza costruendo una propria legge repressiva adatta, con ogni strumento, a cancellare ogni forma di atto dotato d’interesse antiautoritario nel senso più alto del termine. Il capo della Squadra Omicidi di Roma taglia la gola di Augusta Terzi, sua masochista amante, e semina volutamente tracce e indizi su sé stesso per dimostrare che, come garante della Legge e rappresentante del Potere, è al di sopra di ogni sospetto. Uscito indenne dalle indagini, si autoaccusa. Invenzione alla Borges (con rimandi a Kafka) per il 1° film italiano sulla polizia con una prova di alto istrionismo del 36enne Volonté. Incisivo e diretto, Petri descrive, con le battute di Augusta Terzi, un poliziotto che è come un ladro e come un prete, come colui cioè che ha i suoi segreti e dei quali non può e non deve rendere conto a nessuno, esattamente al contrario di quanto invece accade a coloro che in questura ci finiscono o che sono pedinati o dei quali è tenuto sotto controllo il telefono. Un grande film con un grande cast:  Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Gianni Santuccio, Salvo Randone. Una vera e propria denuncia della violenza e del prepotere poliziesco in quegli anni. Il potere per il potere che ha dominato e domina gli apparati dello stato. Un film nonostante gli anni di grande attualità.

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