Fin dove può arrivare l’amore? È questo quello che mi sono chiesto leggendo il libro di Valeria Parrella il Verdetto. Una tragedia greca in chiave moderna. Un antico mito che rivive in una storia napoletana quella di Agamennone e Clitemnestra. Una storia crudele, di sangue di amore. Di amore e di tradimenti. La vita di una donna, una ragazza borghese viene sconvolta da un fazzoletto intriso di sangue. Il sangue di una ferita da coltello. Una storia impossibile quella tra un ragazzo in carriere nel mondo della malavita napoletana e una ragazza della Napoli bene. Sangue, un sangue che acceca e che ti avvicina lla tua terra anche bagnnata dal sangue. Scene plateali, modi di vita che pur non essendo la vita di Clitemnestra inizio a piacerle: Tutto ‘sto testro mi piace”. Amore, amore e nulla più in questo libro che è la confessione di una donna tradita, offesa, umiliata nel suo io davanti ad una corte, davanti ad un tribunale. Un atto unico di denuncia e di liberazione di una donna. Sergio Bruni e Salvatore Palomba accompagnano con amare è ‘o bbene questa storia agghiacciante. Valeria Parrella costruisce il ritratto di una donna incisiva e rara in questo genere. Cosa può fare una donna, cosa può fare un uomo di fronte ad un amore tradito, umiliato. Umiliazione che si trasforma in pancia. Si pancia con dentro un feto quella dell’amate di Agamennone. Clitemnestra che non resta accecata dalla morte della figlia Ifigenia vittima, prima vittima di una delle tante guerre di camorra che ha insanguino e continuerà ad insanguinare l’asfalto della strade del capoluogo campano. Bello, avvincente, crudo il ritratto di questa donna che Valeria Parrella descrive senza infingimenti e con grande maestria. L’amore è il vero protagonista de il Verdetto edito da Bompiani. L’amore che pulsa che si confonde con il sangue che acceca che fa venire il sangue agli occhi. Agamennone è ricercato dalle forze dell’ordine si da latitante si rifugia sotto un boss della Sacra Corona Unita e inizia una storia con sua figlia. Poi il ritorno dopo anni, la vista della pancia, del bambino in grembo e la follia, il sangue, la voglia di sangue, voglia di giustizia, quella con le proprie mani. Sangue tanto sangue. Sangue che acceca sangue che cerca sangue. Sangue unica soluzione salvifica per una donna che ha persa un pezzo di se. L’amore, l’onore, l’essere regina e serva, l’odio e l’umiliazione nonchè la solitudine. Tutto per essersi innamorata di un uomo. “Uccidendo mio marito, il mio signore, il mio uomo, quello che muoveva le notti e le giornate, primo e ultimo pensiero, nei giorni in cui era al mio fianco e in quelli in cui non lo era, negli anni che c’è stato e in quelli in cui è scomparso, uccidendo Agamennone, uno e unico ho versato il Mio sangue, perché è a me che ho tolto la vita.” Che dire il Verdetto ovvero quando la condanna te la scrivi da sola. Bellissimo.
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