Ho riletto dopo anni Il Camorrista, il gran bel libro di Giuseppe Marrazzo edito da Pironti. Libro dal quale è stato tratto l’omonimo film di Giuseppe Tornatore che rivediamo con cadenza settimanale sulle emittenti private napoletane. L’ho trovato sugli scaffali in una bella ristampa del 2005. Non lo ricordavo così affascinante ed inquietante allo stesso tempo. Dalla quarta di copertina possiamo leggere:” negli anni settanta che la camorra passa da fenomeno locale alle dimensioni di una mostruosa piovra che allunga i suoi tentacoli su una intera regione. L’artefice del cambiamento è Raffaele Cutolo, uno sconosciuto giovanotto di Ottaviano, finito in galera dopo avere ucciso un uomo in seguito a un banale litigio. Ed è proprio in carcere che Cutolo, giorno dopo giorno, costruisce il suo potere, il suo carisma, il suo ruolo “prestigioso” di capo di un’organizzazione che presto si estende in tutta Italia. Il libro racconta i suoi delitti, i suoi traffici, gli amori, le debolezze, le trame oscure legate al clamoroso caso Cirillo, che vide Cutolo nei panni del mediatore fra lo Stato e i terroristi che avevano rapito l’assessore regionale campano”.Un libro costruito con la tecnica del flashback. La narrazione ha inizio con la carcerazione di Raffaele Cutolo voluta dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini a seguito dello scandalo relativo al sequestro Cirillo e al ruolo avuto dal Professore. Una indignazione popolare scaturita non solo dallo scandalo che vide il coinvolgimento di politica, servizi segreti, imprenditori, br e camorra, ma anche e soprattutto per come Cutolo dal carcere potesse avere privilegi e tranquillità nello svolgere il ruolo di capo. Nel libro Cutolo dice nel che non è vero che nella sua cella di Ascoli Piceno c’era la moquette, lui, dice, ‘o professore, l’aveva rifiutata, aveva invece tre tappeti persiani autentici ed un quadro di Modigliani. È Cutolo stesso infatti a raccontarci la sua vita in “Il camorrista. Vita segreta di don Raffaele Cutolo”, pagine e costa 11 euro e come dicevo edito da Pironti la storica casa editrice napoletana. ‘O professore è in viaggio verso il penitenziario di massima sicurezza dell’Asinara, ripercorre tutti i punti salienti della sua carriera criminale muovendo un lungo racconto che parte dalla sua infanzia. La Camorra degli anni ’70 è uno sfascio: tante famiglie in lotta tra loro, ma nessuna egemone. Lo Stato, a Napoli, non esiste. E tutti sono abbandonati a loro stessi. Sfida l’allora boss riconosciuto a Poggioreale ‘ o Malomme e da lì la grande scalata fatta in modo scientifico rispolverando i ritti della ndrina e della vecchia camorra e creando un personaggio passo dopo passo, gesto dopo gesto.. Lo scopo di Cutolo è creare la NCO, la Nuova Camorra Organizzata, con l’obiettivo di diventare quello che è Cosa Nostra in Sicilia, o la ‘Ndrangheta in Calabria: un’associazione criminale organizzata, un vero e proprio Stato nello Stato basato su un organigramma ben preciso, con una struttura verticistica e piramidale che può disporre della vita e della morte di tutti. La rilettura fatta dopo anni mi fa dare una interpretazione diversa al libro e alla storia di uno dei criminali più cruenti e violenti nella storia del crimine Cutolo non è solo un pazzo sanguinario, un visionario. Cutolo è vittima di una pazzia a mio avviso costruita con sapienza e scienza. Cutolo è vittima di Cutolo stesso, del personaggio che lui stesso ha costruito in quattro mura, nella cella del carcere di Poggioreale. Questo lo porterà ad uccidere il suo figlioccio ‘o Maranchiello di Castellammare ed il suo braccio destro ‘o Nirone. Un bel libro che vi consiglio.
Credo che non sia storicamente vero che Casillo sia stato ucciso per ordine di Cutolo, come si vede nel film o si legge nel lbro, dove ci sono diverse inesattezze storiche, nella ricostruzione di Marrazzo. Certo non per colpa dell’indimenticato Jo, ma perché molti particolari sono emersi dopo il pentimento di Galasso. Infatti è il clan Alfieri-Galasso che fa saltare in aria Casillo, o Nirone, nel quadro mutato delle nuove strategie e alleanze della poltica criminale che ci ha governato negli anni di fine Novecento e che purtroppo, data la mia età, ricordo vividamente gli avvenimenti dalla fine degli anni 70 in poi. Per tornare al libro, condivido, è da consigliare, ma è da integrare con le novità processuali e storiche emerse negli anni successivi.
Addendum: dopo ” anni di fine Novecento’, leggete ” di cui” , purtoppo ricordo…
E che precisione…. Come dice mia moglie, sono professore dentro…
Vero importanti gli sviluppi processuali ma a mio avviso è importante leggere questo libro per capire l’uomo Cutolo. La vittima, sempre a mio modesto avviso, ddel personaggio che lui stesso ha costruito. Cutolo vittima di Cutolo, questa l’analisi di Marrazzo secondo una mia interpretazione.
Ribadisco, anch’io, professore del vesuviano, ho sempre trovato interessante questa lettura proprio perché si delinea la figura dell’uomo Cutolo. Io volevo solo rettificare una notizia. Casillo fu ucciso dal clan Alfieri-Galasso e non su ordine di Cutolo, per amore di verità storica. Ritornando al libro l’ho letto e riletto con piacere. Le vorrei chiedere di precisare cosa intende lei con Cutolo vittima di Cutolo.
Marrazzo, facendo parlare Cutolo, fa capire che il personaggio è stato costruito dal carcere dallo stesso protagonista del libro. I gesti plateali, il riprendere riti orami in disuso della vecchia camorra, quelli della ndrangheta calabrese etc etc. Il dire certe cose alla stampa, ai picciotti, ai suoi uomini per costruire il mito, “il Messia” come ama definirsi a mio avviso lo hanno portato ad attorciglairsi nel suo stesso personaggio. In alcuni passaggi, in quella folle pazzia lucida, sembra che lui faccia delle cose perchè bebba farle. Ad esempio l’uccisione di ‘o Maranghiello e della moglie, l’uccisione di quell’uomo, ora non ricordo il nome, che rapì il figlio dell’imprenditore del suo paese. Quella violenza gratuita non era follia ma il voler segnare il campo. Ecco in quello scritto, in quelle parole, non so se romanzate o dirette del capo nella Nco sembra quasi di vedere un personaggio recitare un ruolo. Quello di un personaggio che ha costruito minuziosamente nel corso degli anni. Per questo penso che talvolta Cutolo reciti una parte. Reciti un copione che doveva essere scritto in quel modo e non in un altro. Reciti il ruolo del folle, del pazzo per questo definisco lucida la sua pazzia, costruita
Non ho mai pensato che Cutolo fosse pazzo. All’epoca se ne discuteva, ricordo, visto il personaggio istrionico. Nel libro Marrazzo sceglie l’ottica della prima persona, insomma sceglie l’ottica cutoliana dell’autoesaltazione, che finisce per contribuire al rafforzamento del mito del personaggio. Sì, Cutolo si è sempre percepito e costruito consapevolmente come personaggio, tra megalomania e rigore scientifico, tra follia e lettura a suo modo lucida della realtà sociale. Così Cutolo sa che «Non è megalomania la mia, non sto parlando con i periti, ma io sono perfettamente consapevole del rigore, della serietà, del genio con cui io solo ho studiato nel dettagli il rilancio della Camorra, quella vera, rispettata e temuta dalla Mafia e dalla ‘Ndrangheta, come grande famiglia in grado di dare aiuto e dignità agli sbandati, ai diseredati, ai vagabondi». «Si trattava […] di aggregare intorno alla mia persona il dissenso contro le vecchie mummie della Camorra, creando le fila dell’organizzazione con criteri moderni e riordinando tutte le attività, dalle estorsioni alla droga. Un programma da perseguire scientificamente, giorno per giorno. Visto che dovevo trascorrere gli anni migliori della mia vita in carcere, intendevo viverli da capo, con un mio potere e un mio esercito, un apparato verticistico, con un capo assoluto, io, Raffaele Cutolo, il Professore, un gruppo ristretto di generali, di rappresentanti di zona e un esercito di volontari decisi a tutto. Proprio una nuova Camorra, una Nuova Camorra Organizzata».
Se Cutolo sia vittima di se stesso non saprei…
Infatti parlo di una lucida pazzia ovvero una non pazzia la costruzione di un personaggio. Per questo a mio avviso vittima del suo stesso personaggio costruito in modo minuzioso. E’ una mia opinione, un fatto soggettivo.