“Grazie a un impegnativo lavoro dei funzionari e tecnici dell’assessorato regionale ai Trasporti e intervenendo in modo mirato sulle proposte di Trenitalia, siamo riusciti con una deliberazione approvata dalla giunta a scongiurare la chiusura della stazione di Avellino delle Ferrovie dello Stato”queste le parole dell’assessore regionale ai trasporti Sergio Vetrella. Una buona notizia, la politica si è stretta intorno al tavolo insieme a cittadini e ha chiesto con la forza della ragione il ripristino di un servizio pubblico essenziale per l’Irpinia. Un grande risultato per le associazioni di utenti e pendolari che nel corso dell’ultima seduta della Consulta della mobilità avevano chiesto questo intervento. E Castellammare? Pronta la risposta dell’assessore: “Per quanto riguarda il tratto Castellammare-Torre Annunziata resta confermato per ora quanto stabilito nella delibera di agosto, con il necessario approfondimento in corso con Trenitalia per acquisire tutti i dati necessari ad una decisione definitiva, e per avere delucidazioni sui motivi che hanno portato in questi giorni alla chiusura della stazione”. Oggi inizia una raccolta firme da parte di un comitato di cittadini per chiederne la riapertura ma senza il sostegno della politica locale e dell’amministrazione comunale sarà possibile che l’iniziativa abbia successo? Non ci dimentichiamo che era stato lo stesso sindaco a chiedere la chiusura della tratta, supportato da una lettera firmata dai capigruppo di maggioranza e dai sindaci della zona. Nei suoi comunicati Bobbio ribadiva: “…non v’è dubbio alcuno che la necessità non solo di confermare la sospensione della tratta, ma anche di arrivare alla sua dismissione definitiva nasce da una complessiva valutazione strategica e programmatoria del territorio stabiese…”. Una chiusura strategica per il sindaco in una città che è, a suo dire, “in pieno rilancio”. “Castellammare di Stabia è in pieno rilancio, soprattutto grazie alle sinergie con il governo regionale e di questo rilancio è parte integrante la dismissione del tratto ferroviario in questione”. Una città in pieno rilancio? Sulla base di cosa nasce questa affermazione? Cosa si nasconde dietro questa chiusura? Questa mattina il quotidiano Repubblica mette nero su bianco i rumors che da mesi hanno letteralmente invaso la città: “Ma al posto di binari e pali presto potrebbero arrivare scaffali e depositi di un mega-centro commerciale che potrebbe occupare l`enorme area lasciata libera al centro della città. Di questa ipotesi si vocifera da più parti nei corridoi di Palazzo Farnese, la sede del municipio, e l`idea non vedrebbe l`ostilità dell`amministrazione comunale del sindaco Luigi Bobbio, che per la soppressione dei treni e la conseguente chiusura della stazione si é battuto negli ultimi tempi”. Non so se questo sia vero, sta di fatto che un gruppo di imprenditori nel corso degli ultimi anni ha condizionato e pare continui a farlo la politica cittadina. Non dimentichiamoci come nasce il centrodestra negli ultimi anni in città. Dove è nata la crisi del centrosinistra. Non dimentichiamoci della famosa seduta dell’approvazione del Dos, ed il ruolo giocato da taluni imprenditori nel passaggio di taluni consiglieri “dall’altra parte della barricata”. Sarà anche la chiusura della tratta Castellammare-Torre un gesto d’onore? Questa amministrazione prova a mantenere gli impegni? Visto anche il fervore del sindaco nel sostenere una legge che di fatto cancella la città dal Put consentendo una serie di cose diciamo che siamo di fronte ad una semplice operazione matematica: 1+1= 2. Per dirla alla Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. La politica non può e non deve piegarsi all’impresa. La città, la provincia di Napoli hanno bisogno di un piano di sviluppo serio che definisca con chiarezza e con una prospettiva di insieme quale deve essere il futuro del territorio. Il tema è riqualificare aree depresse, dismesse. La questione è cosa fare e come farlo. E per farlo non si può chiudere una tratta ferroviaria mentre in tutta Europa e nel mondo si costruiscono strade ferrate. Non c’è la voglia dello scontro, c’è semplicemente e pacatamente una visione del mondo, della società, dell’urbanistica e della stessa città di Castellammare, diversa. Cancellare 170 anni di storia perché qualcuno ha deciso di mettere le mani sulla città, qualora questo fosse vero, sarebbe un gesto balordo, ignobile ed anche un po’ mafioso. La città è cosa nostra non solo vostra.
Tonino Scala
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