Detenuti in attesa di umanità

Ennesima tragedia in un paese che noi chiamiamo civile. Un ventiseienne si impicca in carcere, lo fa con la sua cintura. Era un tossicodipendente. L’ennesima morte bianca vittima del sistema carcerario. Oggi il carcere più che istituto di riabilitazione, così come previsto dal nostro ordinamento, è una discarica sociale. Poggioreale costruito nel 1908, un carcere dove ci sono detenuti in attesa di umanità, è il carcere più affollato d’Europa. Tutti uomini i detenuti ospitati nei padiglioni della struttura partenopea, e di questi il 12,61%, cioè quasi 300, sono stranieri. Ogni giorno nella casa circondariale napoletana arrivano dai 35 ai 40 detenuti. La struttura potrebbe ospitarne 1.495, ma allo stato ne troviamo 2.290. Cifra è destinata ad aumentare. Per la sospensione dei processi in atto, fra 6 mesi rientreranno nel carcere quanti aspettano il giudizio definitivo agli “arresti domiciliari”. Quindi i 2.290 detenuti ospitati oggi potrebbero diventare 2.600/2.800. Un sovraffollamento disumano e denunciato tante volte dopo le visite ispettive. La casa detentiva è stata oggetto di una ristrutturazione. Nella nuova ala le condizioni di vita e igienico sanitarie sono migliorate. Ma la vecchia ala continua a far registrare una situazione drammatica. In tanti sono stipati in cellette minuscole, con servizi igienici quasi inesistenti. Ma ciò che necessita di una risposta immediata è l’assistenza sanitaria. Il trasferimento delle competenze sanitarie dal Dipartimento dell´amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della Giustizia alle Aziende sanitarie, è stato definito con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell´1 aprile 2008. Mi auguro che dopo il dossier presentato dal Garante dei detenuti regionale, la Commissione Regionale alla sanità convochi un tavolo istituzionale che veda la presenza dell’assessore regionale e della ASL NA1, affinché si arrivi ad un programma articolato che nell’immediato garantisca l´assistenza e riabiliti le persone tossicodipendenti, e che miri anche al reinserimento attivando processi di formazione e attività lavorative. Per fare questo però bisogna adeguare le strutture, ovvero rinnovare le case circondariali, aumentare l’organico e prevedere personale specializzato. Il Ministero deve stanziare dei fondi finalizzati a questo. Sono convinto che la risposta al sovraffollamento delle strutture e alla crisi delle carceri non può essere la rincorsa alla costruzione di nuovi istituti di pena, magari con un ampliamento della gamma dei reati e un inasprimento delle pene previste, ma deve passare attraverso una politica volta alla rieducazione e al reinserimento sociale, affettivo e culturale dei detenuti, in alternativa a soluzioni unicamente repressive e punitive destinate a riempire le carceri della popolazione più vulnerabile della nostra società. Il mio è un appello alla Giunta regionale di garantire una costante vigilanza, di cercare soluzioni adeguate per il rispetto dei diritti umani e della normativa italiana e internazionale. Avere più rispetto della vita umana. Questo è un messaggio che le istituzioni devono veicolare con forza e con ogni mezzo. Per questo bisogna sapere anche informare per mantenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica e il dibattito nella società civile su quanto accade all’interno degli istituti di pena. Poggioreale non ha i requisiti minimi per essere considerato carcere. Una decisione della Corte Europea ha stabilito uno spazio minimo di 7 mq da riconoscere ad ogni detenuto, spazio vitale, sotto il quale la pena si trasforma in tortura (art. 3 della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo: «nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti»).

Tonino Scala

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