Ho riletto in queste ore il libro di Stéphane Hessel: Indignatevi! Il titolo originale ‘Indignez-vous! (tradotto in italiano da Add editore) uscì in Francia nell’ottobre 2010, pubblicato da Indigene Editions, una piccola casa editrice di Montpellier, diventò dopo qualche mese un best seller in tutto il mondo contribuendo alla nascita del movimento giovanile degli Indignados. Un libro ricco di passione civile che affronta i mali del nostro tempo cercando di diffondere un messaggio che superi sia gli schieramenti politici che le divisioni ideologiche. Hessel in questo piccolo ma intenso libro si interroga, si chiede dove sono finiti i valori tramandati dalla Resistenza, dov’è la voglia di giustizia e di uguaglianza, dov’è la società del progresso per tutti. Me lo chiedo anche io ed è per questo che l’ho riletto con grande commozione. Avevo bisogno di risentimelo dire! Sono ore difficili per il paese, sono ore difficili per chi crede ancora che sia possibile ripartire, cambiare il suo quartiere per cambiare il mondo. Hessel con questa sua esortazione incisiva e accattivante ai giovani invita a riflettere. Una riflessione che stimola il recupero collettivo dei valori più alti della resistenza, di uguaglianza, parità di diritti e senso di giustizia, che abbiamo soavemente messo in disparte, lasciato nel dimenticatoio. Un libro che proprio in queste ore diventa protagonista. Questi valori sembrano essere scomparsi nella vita quotidiana e politica. Valori che dovrebbero essere ricacciati dal cassetto per un risveglio collettivo. Valori che dovrebbero essere prodromi di una nuova fase che serve al paese che serve all’Europa. Un libro, delle parole che dovrebbero infettarci così come è accaduto e sta accadendo in molti paesi in Spagna, in Grecia. Un libro protagonista della primavera araba che non dovrebbe farci dormire. Ho sentito invece altre parole d’ordine: omissioni, guasti, irresponsabilità, lentezze, esitazioni, calcoli strumentali, tatticismi, sperimentalismi, sterilità, autoindulgenza, nulla di fatto, corruzione, sordità e dispute banali. Le ho sentite nel discorso di insediamento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Parole dure per definire l’operato della classe politica che non sono hanno suscitato l’indignazione del popolo, ma nemmeno della classe politica che ad ogni insulto ha applaudito. Vero il voto al Movimento cinque stelle è stato uno tzunami alla politica e al paese, ma non basta. Non è solo con il dito puntato che si risolve in problema Italia. Serve impegno, coraggio e l’indignazione è indubbiamente il primo passo per far sì che ci sia un risveglio interiore delle coscienze. Hessel come Pasolini, Flaiano ha messo un dito nella piaga dell’assuefazione. Ad indignazione bisogna aggiungere impegno. Un impegno costante e quotidiano.
“Continuiamo ad invocare una vera e propria insurrezione pacifica contro i mass media, che ai nostri giovani come unico orizzonte propongono il consumismo di massa, il disprezzo dei più deboli e della cultura, l’amnesia generalizzata e la competizione ad oltranza di tutti contro tutti”.
Un appello alle giovani generazioni “a rivoltarsi e a impegnarsi”.
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