C’è Lanzetta ministro. Non Peppe Lanzetta, uomo di Napoli artista poliedrico, scrittore dell’anima napoletana, ma Maria Carmela Lanzetta, l’ex sindaca di Monasterace, assurta a simbolo della resistenza alla ndrangheta. Con una nomina cancellati i ministeri per il Mezzogiorno, quelli della Coesione, e chi più ne ha, più ne metta. Basta con quella roba vecchia che gli intellettuali continuano a chiamare questione meridionale! Meglio un simbolo, meglio un volto rappresentativo da assurgere ad icona per cancellare tutto. Napoli, il Sud, il mezzogiorno d’Italia in un attimo cassati come se non fossero il problema da affrontare per far ripartire la macchina Italia. Renzi, che ha restaurato metodi e usi in una classa politica da cancellare, è riuscito nel suo intento quello di rottamare. Peccato che abbia iniziato dal sud! C’è chi glielo fa rilevare nelle aule parlamentare, ma lui con ironia cialtrona risponde: basta parole, fatti. Quali? Non è dato sapere a noi poveri sudici di un sud che suda, arranca, che ha bisogno di acqua in questo deserto italico. Renzi nel suo intervento, il primo da premier, non ha mai proferito parola sulle decine di impegni per un meridione, zavorra l’Italia, con tassi di disoccupazione e decine di crisi aziendali mai risolte. Per lui il nuovo corso è cancellare, con una gomma che ha eliminato 150 anni di storia, insomma una programma politico che continua nello stesso solco da troppi anni, 150 appunto. Le uniche parole sentite dal sindaco di Firenze «Dobbiamo farci promotori di una strategia fondata su investimenti mirati: infrastrutture materiali e immateriali, istruzione, ricerca, efficace controllo del territorio contro l’illegalità diffusa e la criminalità organizzata». Sono rivolti al Sud? Se si, come? L’intervento di Renzi è sembrato un Bignami di proposte, un libro dove ci sono solo i titoli dei capitoli ancora tutti da scrivere. Matteo non ha parlato al parlamento, ma in diretta televisiva agli italiani, con slogan e frasi ad effetto. È questo ciò di cui ha bisogno il paese? Ha detto che taglierà di 10 punti la pressione fiscale come? Mi sembrano cose già viste, già dette. Chi non ricorda il milione, uaname d’o priatorio!, di posti di lavoro del 1994? Mi sembra un film già visto. L’indifferenza per il Sud cresce nonostante la Lega sia fuori dal Governo. Il meridione per non morire di solitudine se ne scappa al Nord che oggi è anch’esso coinvolto nella profonda crisi internazionale e l’agenda del rottamatore di noi altri, non proferisce una sola parola. Un sud che significa 2.7 milioni di persone: sono gli emigranti del Sud Italia negli ultimi 20 anni. Italiani che lasciano le loro terre di origine per sopravvivere alla disoccupazione, trasferendosi nel Nord Italia. 114 mila i meridionali che hanno abbandonato il Sud nel 2011 per trasferirsi nel Nord. Preoccupante soprattutto la fuga di cervelli e di giovani. Sono i dati del rapporto Svimez. Dato che fa tremare il polsi è quello dell’industria 47% dal 2007 al 2012. A questo scenario apocalittico va aggiunta la pressione fiscale che sale, come quella arteriosa che visti i dati per Irap e addizionale Irpef: i tributi regionali salgono dal 3.9% (2011) al 4.6% (2012). Superficialità o accanimento terapeutico? Ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo il nuovo che avanza si presenta con una miopia degna da far invia ai suoi predecessori non riuscendo come gli altri a capire che o ci si salva tutti (Nord e Sud insieme) o non si salva nessuno!
“C’è una musica in quel treno, che si muove e va lontano, musica di terza classe,in partenza per Milano…” Grande Sud
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