recensione di Marco Seppone
“Sciogliamo la camorra per infiltrazioni politiche”. Potrebbe essere questo il sottotitolo del nuovo libro di Tonino Scala, intitolato “Disonorevoli. Dedicato al sindaco “pescatore” Angelo Vassallo, ucciso per il suo impegno contro la malavita organizzata, con prefazione del presidente di SEL Nichi Vendola, l’opera descrive, penetrando a fondo nel sistema, il connubio tra politica e camorra. Quest’ultimo s’intensifica negli anni ’80, quando, nel post terremoto, la camorra fiuta il doppio affare: pulire le città dalle macerie per poi, ricostruire. Stringere accordi con le istituzioni consenzienti, disfandosi di chi, come il sindaco di Pagani Marcello Torre, rifiuta di assoggettarsi a questo gioco perverso. La liberazione dell’ex assessore democristiano campano Cirillo, sequestrato dalle Brigate Rosse, è il lasciapassare concesso dallo Stato alla malavita per accaparrarsi, e quindi mangiarsi, una fetta di Napoli e non solo. Di questo, e tanto altro, hanno discusso, Tonino Scala e l’ex magistrato Michele Del Gaudio nell’incontro, tenutosi venerdì 18 novembre, al Caffè Letterario. Incalzati dalle domande di Andrea Palmieri, moderatore dell’evento, sono accomunati dal loro impegno quotidiano contro le organizzazioni criminali e dalla passione per il sud. Ricordano come il loro sia un gesto spontaneo da cui scaturiscono gioia e felicità anziché, come potrebbe sembrare all’esterno, paura e dolore. “Non c’è nulla di eroico in questo” dice Del Gaudio “basta comportarsi normalmente, con responsabilità civile. Come Siani, dobbiamo coltivare e seguire le nostre passioni”. E’ proprio questa che ha spinto, per vent’anni e più, Tonino Scala a dedicarsi all’antimafia. Toccante è il ricordo di quando, a 17 anni, fu travolto dalla notizia dell’uccisione del padre del suo migliore amico. Assessore comunale di Castellamare di Stabia, Sebastiano Corrado viene ucciso nel marzo del 1992 dalla camorra. “Attraverso le indagini” racconta lo scrittore “si scoprì una collusione tra l’assessore e la camorra.” La notizia provocò in lui grande disagio e forte disperazione. Non solo aveva perso una persona cara, ma anche la fiducia verso la politica e, specificamente, il suo partito. Nonostante ciò, decise di continuare a lottare, di perseverare nella sua missione perché, da cittadino, aveva il dovere d’impegnarsi con tutte le forze per far sì che qualcosa cambiasse, realmente, in positivo. Ma, allora, chi sono questi disonorevoli? Come si evince dalle pagine dello scritto, sono coloro che, avendo la gestione politica della società hanno servito, su di un piatto d’argento, il potere decisionale alla malavita. Sono la minoranza che, genuflettendosi al crimine, applicando un becero e quanto mai egoistico servilismo, ha rovinato la vita al resto della comunità. Sono, quindi, i cittadini che debbono riprendersi in mano le città. “Per migliorare le cose” afferma Scala “bisogna riscoprire il vero valore della politica, quella con la “p” maiuscola”. Un ruolo importante in questa partita, concordano i relatori, lo giochiamo noi giovani. Siamo chiamati a compiere quel passo che, per un motivo o per un altro, i nostri precedessori non hanno avuto il coraggio o la forza di compiere. Tocca scrollarsi dalle spalle paure e timori generazionali, combattere per le nostre idee per dar voce ai nostri ideali. Effettuare una rivoluzione, pacifica, per impadronirci della politica, dando vita ad una nuova corrente di pensiero, dove la trasparenza e l’amore verso la comunità, ed i suoi componenti, la facciano da padrone. Perché come canta Scassillo, presente anch’esso alla serata, ne “Il camorrista”:
<<non dar retta agli spietati, sono morti appena nati, sono infami come me, sono pazzi più di me che non han creduto ai sogni che non han creduto in niente e hanno paura…hanno paura… hanno paura…hanno paura…di tutto, di tutti, hanno paura…di tutto, di tutti…di tutto di tutti…>>
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