Il vento grecale bussa alle porte…oggi siam tutti più contenti. Un’iniezione di fiducia che fa bene al cuore e serve a dare quella giusta carica per cominciare. Sì, per cominciare, non basta aprire le porte, non c’è nessun automatismo tra la vicenda greca e quella italiana. Non basta mettere Tsipras nel simbolo e pensare che il gioco sia fatto. Vero, la piattaforma programmatica è la stessa, ma i modi, i luoghi in cui si fa conoscere il verbo sono ben diversi. Dobbiamo avere la capacità e la saggezza di dircelo senza se e senza ma. Domani il nostro cuore di sinistra non ballerà più il Sirtaki e dovremo riflettere su quello che è accaduto in Grecia come in Italia. Una cosa è certa, esiste un’esigenza: ricostruire la sinistra in Italia. Per fare ciò vi è la necessità di ritrovare lo slancio, riflettere su un’identità possibile da costruire e condividere, meditare su quanto di buono e di errato sinora è stato fatto. Bisogna avere la capacità di introdurre nelle prassi quotidiane della sinistra un sano empirismo critico, che possa consentire di verificarne e validarne il programma politico e le prassi quotidiane che ci hanno portato, ci hanno relegato a prefisso telefonico. È giunto il momento per intervenire con gli opportuni aggiustamenti. Vero Tsipras, Syriza oggi sono un brand, ma non basta occuparlo, bisogna avere il coraggio di correggere la prassi della sinistra italiana e non correre. Nel corso di questi anni ho sentito tante disquisizioni talvolta anche strane, strambe, tutte incentrate sul superamento dei partiti del novecento, sulla creazione del partito liquido, sul ruolo della rete. Nel documento approvato ieri alla conferenza di Sel, Human Factor, la rete ha un ruolo determinante! Son sincero l’unica rete per la quale vale la pena perder la testa è la calza a rete e anche quella va presa con moderazione per non rimbambirsi! Nel corso di questi anni chi come me poneva questi temi era visto come l’antivendoliano, l’uomo legato al novecento, il nostalgico. Risultato? Alle ultime elezioni comunali Sel si è presentata solo in comune in provincia di Napoli. Peccato che la lista l’abbiano fatta i cd antivendoliani! Chi oggi corre verso il vento greco deve ammettere che molte teorie in realtà non sono altro che razionalizzazioni postume di prassi consolidate in Italia. La forza di Syriza non è altro che un modello preso in prestito da una grande storia italiana. La forza di Syriza altro non è che la forza che ha avuto il PCI per quarant’anni in Italia. Chi ha vissuto quella magnifica esperienza sa cosa significa parlare di mense, ambulatori, cooperative, di giustizia sociale dal basso ma non a parole in una delle grandi discussione fatte in un comitato federale. Chi ha vissuto quel periodo sa che significava rimboccarsi le maniche, stare al fianco del popolo e non riempirsi la bocca di popolo. Oggi più che mai serve una sinistra di popolo che sappia parlare al popolo standogli vicino. Ho avuto la fortuna di vivere l’ultimo periodo di quella fase con grandi preci e tanti limiti. Ricordo i doposcuola fatti ai bambini di alcuni quartieri, oggi quei ragazzi diventati uomini, ti riconoscono ancora come punto di riferimento! Ci sarà un perché? Abbiamo costruito in questi anni partiti fatti da solo ceto politico, con gruppi dirigenti che rappresentavano, a malincuore lo dico, talvolta nemmeno se stessi. Ci siamo mai chiesti perché il popolo non ci ha più riconosciuto? Oggi gli stessi dirigono i nostri partiti e ci parlano di Tsipras… Abbiamo bisogno ancora di lavorare, di modificare geneticamente il nostro essere sinistra. Serve pazienza e umiltà. Non credo nel partito con doppia tessera, credo nella costruzione di un partito che sappia parlare e stare al fianco degli ultimi con fatti non con parole. Questa l’unica strada per ridare una sinistra e una speranza al nostro paese. Bisognerebbe cominciare da subito a capire che alla sinistra compete il dovere di utilizzare l’occasione dolorosa della crisi economica e sociale per costruire una nuova identità in grado di cambiare l’Italia. Solo una sinistra rinnovata non a parole ma nei modi di fare, di essere, può innescare questa funzione: non esiste un’altra strada a mio modesto avviso. Il radicamento ed il consenso sono la leva necessaria a far nascere un soggetto politico più ampio dell’algebrica sommatoria, visibilmente fallimentare e già fallita. Non ci sono automatismi con la vicenda greca dobbiamo farcene una ragione. Occorre lavorare ad un progetto radicato, popolare, diffuso sul territorio, aperto e plurale. Tutto ciò si realizza moltiplicando le occasioni di partecipazione, rafforzando la presenza sul territorio, costruendo un sistema di relazioni con altri soggetti in grado di rappresentare interessi e domande sociali: in una parola, quello che si chiama “radicamento”. Non basta occupare un brand.
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