Un bar, un professore e un mondo, questo è il Resto della settimana, il libro di Maurizio de Giovanni edito dalla casa editrice Rizzoli che ho appena finito di leggere. Il padre del commissario Ricciardi, dopo i racconti pubblicati con la casa editrice napoletana Centoautori, torna a parlare del suo grande amore: il Napoli calcio. ”La passione per il calcio è una malattia, se non lo fosse, non si chiamerebbe tifo” è una frase che Maurizio ripete spesso nelle sue presentazioni, in questo bel testo abbiamo la prova provata che quello che dice lo scrittore è vero. Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace. Inferno o paradiso, dipende dal momento. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all’Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d’accordo intorno a un’unica incontrollata passione. Alla cassa del bar c’è Deborah – rigorosamente con l’acca, ostentata come un titolo nobiliare che parla al cellulare sempre incastrato tra spalla e testa, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l’anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell’Evento. Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco. È un diario dell’emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar. La penna di Maurizio riesce a descrivere un mondo, una città, una malattia, quella per il Napoli, in modo sublime. Mi sono disintossicato e ritagliato uno spazio per me nel leggere questo bel libro. Più che un testo oserei definirlo un album di emozioni collettive. Sì perché a scriverle è Maurizio, ma le abbiamo vissute tutti noi malati di quella che è più che una squadra di calcio. Il bar dov’è ambientato il racconto non è un luogo qualunque, non un posto di passaggio, non uno spazio dove prendere il caffè o consumare la colazione, ma il luogo migliore per prepararsi a quello che è l’evento. Un libro nel quale traspirano emozioni e passione, il calcio a Napoli è l’unica cosa che mette tutti sullo stesso piano. Non esiste borghesia, ceti meno abbienti, il Napoli è il Napoli e tutti sono uguali, nel commentare, nel vivere quelle emozioni. A Napoli il lunedì sono tutti tecnici, allenatori, il bar diventa il sancta sanctorum dove le certezze individuali si confrontano, il luogo anche le opinioni più contrastanti provano a far sintesi, in un nome di qualcosa di più grande… la Passione. Il bar si trasforma in una sorta di confessionale del tifoso, all’interno del quale le persone si svelano per quello che sono. Un libro, scorrevole e a tratti intenso, dopo averlo letto avrete una conferma di ciò che pensate da tempo, una sorta di prova del nove, Napoli è un manicomio!
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