Un romanzo, diventato film, che ha i ritmi della commedia.
Un libro pieno di gag divertenti e con un finale degno della miglior pochade francese.
“Felicissime condoglianze” è un riuscito apologo sui sentimenti umani dove l’autore, Tonino Scala, spazia dall’amicizia all’amore, dalla famiglia al coraggio di non farsi sottomettere.
Ma è anche un inno alla vita gioiosa, senza condizionamenti, e soprattutto un potente desiderio di esorcizzare la morte.
Infatti come sosteneva il filosofo Epicuro quando c’è lei non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c’è lei per cui è inutile angustiarci l’esistenza.
Protagonisti del romanzo, ambientato a Vitulano nel cuore del Taburno, sono due fratelli, Leo e Max.
Il primo sta per sposarsi con Egle, la figlia dell’avvocato presso cui lavora Leo, mentre Max è un ragazzo un po’ svagato, dalle tendenze estrose che rasentano la nevrosi.
E così la stessa famiglia con cui Leo sta per imparentarsi gli impone un imbarazzante diktat.
Il matrimonio si farà solamente se Max sarà rinchiuso in una clinica specializzata in grado di curare coloro che soffrono di disturbi mentali.
Infatti sarebbe improponibile, per il prestigio sociale di cui gode la famiglia Viganò e per l’importanza che l’avvocato riveste nell’establishment del paesino, avere un matto in famiglia a piede libero.
Max, però, è veramente un ragazzo fuori di testa o è costretto a vivere in una società pazza, come Torquato Tasso aveva già amaramente sperimentato sulla sua pelle alla corte estense di Ferrara?
E il ragazzo cosa fa di tanto scandaloso per essere additato come un folle dalla maggior parte dei suoi concittadini?
In realtà si è inventato il mestiere di funeral planner cioè anima i funerali, anche se nessuno gliel’ha chiesto e, anzi, nessuno gradisce i suoi interventi.
Così, ribaltando l’opinione dominante degli abitanti di Vitulano, fa credere a parenti e amici che il defunto è stato un latin lover dalla vita avventurosa, cioè è stato un uomo sicuramente diverso da come gli altri l’avevano conosciuto.
Le sortite di Max, realizzate insieme a Saverio, aspirante attore alla ricerca del successo, non sono per nulla gradite dall’intera comunità di Vitulano, a iniziare da don Tonino, il sacerdote del paese.
Per questo motivo, Max e Saverio sono costretti generalmente a fuggire dalla casa in cui si piange il morto per non ricevere un sonoro paliatione.
Forse l’idea potrebbe essere sfruttata per far soldi, peccato che ci troviamo in un paesino del Sud e non negli Stati Uniti d’America dove un autentico imprenditore potrebbe lanciare l’iniziativa del funeral planner su grande scala.
Ma vediamo Max e Saverio in azione a Vitulano.
Leggere 55-57
Torniamo a Leo, il Renzo Tramaglino del romanzo e ripetiamo ancora una volta la domanda.
Il giovane avvocato ama veramente Egle?
E quale vita si prospetta se dovesse portare all’altare la fidanzata, dal carattere capriccioso e abituata inoltre ad averla sempre vinta dal momento che il padre le ha fatto passare tutti gli sfizi?
Spesso Leo si interroga sulla sua futura vita matrimoniale e si vede inevitabilmente triste al fianco di una donna che, forse, non ama più ma che dovrebbe sopportare per non perdere il posto presso lo studio legale del padre, l’avvocato Viganò, suo donatore di lavoro.
Ogni giorno deve ingoiare bocconi amari da parte del futuro suocero che lo mortifica in continuazione chiamandolo, se gli va bene, cretino.
Leo sa perfettamente che lo stile di vita dei Viganò poco si addice agli insegnamenti ricevuti dai suoi genitori, persi troppo presto in un incidente automobilistico.
E allora, con grande serietà, Tonino Scala si chiede: “Si muore quando il corpo è morto o quando si è morti dentro?
Si muore anche quando si è mortificati!
Max è mortificato nel vedere il fratello umiliato in quel modo, Max è mortificato pensando alle mortificazioni che il fratello deve subire anche a causa sua. Max sa che le sue stravaganze non portano soldi ma solo guai”.
E allora come salvare l’amato fratello? Semplice uccidendo l’avvocato Viganò, alla cui morte anche la nonna vorrebbe partecipare per il bene dei nipoti, durante la mega festa di fidanzamento dei due promessi sposi.
Non potendo svelare il finale, vi diciamo che numerose pagine di “Felicissime condoglianze” sono autenticamente poetiche, forse addirittura bucoliche.
“Leo cammina incurante del mondo, in quel paese tranquillo e pulito che sa di antico”.
Per non parlare dell’intera sequenza del luna park dove i due fratelli rinsaldano ancor di più il loro indissolubile affetto.
Inoltre Tonino Scala crea una serie di personaggi minori, o meglio di attori e attrici non protagonisti, come Sonia, affascinante commessa del bazar Tutto in pochi metri, oppure Andrea, spocchioso proprietario dello stesso supermarket, e ancora la nonna di Max e Leo, il personal trainer russo che Egle regala al suo promesso sposo nel tentativo di farlo dimagrire prima del matrimonio.
Per dare completezza al personaggio di Saverio, il Raul Bova di Vitulano, Tonino Scala si toglie lo sfizio di reinterpretare pezzi di William Shakespeare, Giorgio Gaber, Salvatore Di Giacomo e altri ancora.
Per non parlare del gran finale, tipico delle commedie di Eduardo Scarpetta in cui gli attori si rincorrono sul palcoscenico e con un fuoco di fila di battute creano un tourbillon pirotecnico per la gioia degli spettatori.
E quando, fuorché l’onore, tutto sembra perso c’è l’ultimo clamoroso colpo di scena.
“Felicissime Condoglianze, Tonino Scala.
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