di Tonino Scala
Venti anni, son trascorsi venti lunghi anni da quel lontano ma vicino 5 maggio del 1998. Ero un ragazzo e quelle immagini mi segnarono. In 72 ore caddero oltre 240/300 millimetri di pioggia. Due milioni di metri cubi di fango investirono Sarno, Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello e portarono via 160 persone. Fu una ecatombe, ricordo ancora quelle immagini, ricordo ancora quei momenti. Andai a fare il volontario, provai a dare un contributo anche minimo. Furono giorni di passione. Su Sarno si riversò, come spesso accade in momenti come questi, la meglio gioventù. Solo l’anno precedente nella mia città ci fu un altro momento tragico la cosiddetta a frana di Pozzano. Era il dieci gennaio del 1997, morirono quattro persone, altre ventidue rimasero ferite. Pioveva da tre giorni quando la montagna venne giù. Riversando tonnellate di fango e detriti sulla strada. Tutto accadde alle ventuno, all’ altezza del bivio che da Castellammare di Stabia conduce a Vico Equense, lungo la statale 145. Fui uno dei primi ad arrivare sul posto. In quella circostanza pensai mai più. Poi passarono altri mesi diciassette per la precisione e pensai ancora mai più, non deve accadere mai più e invece… Si continua a morire per alluvioni o esondazioni: dal 2000 al 2017 abbiamo avuto altre 189 vittime. Nel nostro paese più di sette milioni e mezzo di persone vivono in zone ad alto rischio, zone in cui manca la manutenzione, zone in cui si è costruito dove non si doveva costruire, zone in cui si è costruito in modo regolare per creare “sviluppo”. Sviluppo… Il rapporto 2015 dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) denuncia che 55 ettari di Penisola ogni giorno vengono coperti dal cemento, quasi 7 mq al secondo, per costruire infrastrutture e centri commerciali, per il fenomeno dello sprawl urbano. E intanto si muore e continuando a non considerare le nostre fragilità si continuerà a morire. Siamo un paese fragile che necessita oggi più che mai una inversione di tendenza che imponga il consumo di suolo pari a zero. Non c’è un’altra via di uscita e non c’è piano di bonifica, risanamento o rimboschimento che tenga. La sfida che la nostra fragilità ambientale ci pone è alla società tutta. Oggi è necessario ridiscutere le direttive economiche, ritrovare scrupolosità e onestà amministrativa, valorizzare la partecipazione popolare. Nella consapevolezza che quanto inflitto finora all’aspetto fisico del territorio lascerà un segno indelebile.
Oggi ricordiamo Sarno e gli altri comuni campani colpiti da quella immane tragedia , speriamo serva a qualcosa in una società dove anche gli animi sembrano cementati.
Coordinamento regionale della Campania
Napoli, 04/05/2018
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