PIETRE D’INCIAMPO PER NON DIMENTICARE…

Gunter Demnig, 72 anni, è il “padre” delle pietre d’inciampo: cubetti di porfido di 10 centimetri, con una faccia di ottone su cui sono incisi nome e cognome, data di nascita, luogo di deportazione, data della scomparsa delle vittime del nazismo.

Finora ne ha collocate 75 mila in 22 Paesi Europei, dalla Norvegia alla Grecia, inserite nel marciapiedi davanti ai portoni da quali uscirono i deportati: ebrei, comunisti, zingari, omosessuali, disabili.

Da 25 anni questo scultore berlinese si inginocchia davanti a portoni, a volte anonimi, da cui furono prelevati vittime delle barbarie nazista: a Napoli sono dedicate alla memoria di Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Aldo Procaccia, Milena Modigliani, Paolo Procaccia, Loris Pacifici, Elda Procaccia, Luciana Pacifici e Sergio Oreste Molco,membri della comunità ebraica partenopea arrestati e deportati ad Auschwitz.

Le pietre sono poste a Piazza Bovio all’altezza del numero 33, proprio attiguo alla Camera del Commercio.

L’iniziativa fu proposta dal giornalista Alfredo Cafasso Vitale, nel luglio 2017, all’allora assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele, sostituito nell’ultimo rimpasto di Giunta da Eleonora de Majo.

Viviamo anni in cui il mondo sembra aver smarrito la memoria di quanto accaduto e rigurgiti di ideologie che nel passato hanno causato orrore e morte sembrano riaffiorare.

Oggi più che mai diventa imprescindibile lasciare indelebili i segni di quanto accadde, i nomi, le date di nascita e quelle di morte, i luoghi in cui hanno vissuto le vittime della follia omicida di chi per motivi di razza, lingua, sesso, religione o condizione economica si è arrogato il diritto di eliminare milioni di esseri umani.

In quest’ottica anch’io sono andato lì…

EMILIO VITTOZZI

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