di Emilio Vittozzi
Siamo in piena fase 2 del post-pandemia da Corona virus: la normalità, giorno dopo giorno, passa anche attraverso l’apertura delle pizzerie…
Come “Concettina ai 3 Santi” nel popolarissimo Quartiere Sanità, nella centrale Via Arena alla Sanità 7 bis, dal lontano 1951.
Fu fondata da Concettina Flessigno, moglie del falegname Giuseppe Oliva, per aiutare il magro “bilancio familiare”: dopo lo stentato inizio, il grande successo popolare che la induce ad allargarsi, proprio accanto all’edicola votiva di Sant’Anna, Sant’Alfonso e San Vincenzo (i tre Santi, appunto).
Concettina, ovviamente, non c’è più; i tre Santi sono ancora lì, in bella mostra; l’attività commerciale ora è a cura di Antonio ma, soprattutto, di suo figlio Ciro, autentico “motore” dell’intera struttura.
Ora, dunque, si è ri-partiti: lo dimostra il “nuovo” menù della pizzeria, veramente pieno di ogni ben di Dio, che mette il cliente in palese difficoltà per la scelta.
Si va dalla “Margherita” (pomodoro San Marzano, fior di latte), “Marinara” (con origano), “San Marzano” (mozzarella di bufala), “Filetto di pomodoro” (pomodorini datterini), “Il sole della Sanità” (pomodorini gialli), “Pizza fritta” (con scelta del cliente), “Parthenope” (ricotta di fuscella di bufala, ricciola affumicata, alghe di mare disidratata, zeste di arancia, pepe), “Pizza ‘o rraù” (ricotta di fuscella di bufala, ragù di carne, parmigiano reggiano), “Fondazione San Gennaro” (con o senza miracolo – bianca o rossa – provola affumicata, briciole di taralli ‘nzogna e pepe, cornicione ripieno con salame di Napoli, provola affumicata – che sostiene l’omonima fondazione!), “Pacchianella” (cotta nel ruoto con pomodoro San Marzano, pomodorini datterini, olive, capperi, alici), “Scarpone” (melenzane, provola, ragù napoletano, straccetti di bufala), “Concettina” (divisa in tre lati ricoperta di provola affumicata), “Peperoncino verde” (peperoncino verde, cacioricotta del Cilento), “Costiera” (mozzarella, pepe e zeste di limone), “Frezzella” (che ricorda la fresella estiva napoletana), “Il ricordo della domenica” (salsa di vongole), “Sorrento” (pomodoro di Sorrento), “Ciro Oliva” (ricotta di fuscella di bufala, provola affumicata, zeste di limone, pancetta, pepe, basilico).
Per continuare con crocchè di patate, frittatina classica, frittata con genovese, “luciana soup”, “panino Annarell”, fiore di zucca, “parmigiana thay”, “parmigiana di Ciro”.
E concludere con babà, gelato fritto, cannolo; il tutto accompagnato da birre Paulaner o del Birrificio Serro Croce, vini alla carta, limoncello, meloncello, nucillo, amaro Jefferson.
L’attesa non è quella di tanto tempo fa: ci si accomoda dopo circa 30-45 minuti trascorsi con altri avventori con cui piacevolmente dialogare della bontà delle pizze di Ciro, della ri-nascita del Quartiere Sanità (anche grazie al lavoro di persone come Padre Antonio Loffredo e Davide d’Errico!), del Cimitero delle Fontanelle, della casa natale di Totò, del suo monumento, di comm’è bbello ‘o magnà (Mario Merola docet)…
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