di Emilio Vittozzi
Di Enzo Ciniglio avevo già letto “Ammore scugnizzo”, un libro di 119 pagine delicatissime, gradevolissime, dense di 41 poesie in Italiano, 49 in Lingua Napoletana, 3 in Italiano-Napoletano.
Mi era piaciuto per il suo modo chiaro, lineare di scrivere.
Così come mi è piaciuto ora “La vita dalla porta principale”, un romanzo di 164 pagine pregne di 15 capitoli.
Ciniglio afferma che “Questa opera originale è frutto della fantasia dell’autore, ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non sono da considerarsi reali.”.
Io non so il motivo di questa dichiarazione; so solo che tutte le persone che “vivono” in questo libro gravitano attorno ad Antonio, il protagonista del romanzo.
Claudia, Marta, Roberta, Ester, Marisa, Emilia, Marina, Luisa sono tutte veramente legate all’uomo, che vive in leggerezza nel suo mondo: le sue feste private, la sua capacità di stare ai fornelli, i suoi incontri di lavoro al caffè della signorile Piazza dei Martiri, le sue donne…
Chi non lo ama, chi non lo ritiene una persona perbene è la dottoressa Irestima, magistrato, divenuta un’eroina per le sue inchieste su tangentopoli, che lo accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Accusa che gli porterà via tutto, finanche la voglia di vivere, anche se derubricata a favoreggiamento…
Un uso eccessivo della carcerazione preventiva, tipica del funesto periodo di tangentopoli, che riporta alla mente anche il “caso Tortora”.
Fin che non si presenta ai suoi occhi Luisa…
Nel libro c’è il Centro Storico di Napoli e la parte più oleografica, c’è la cucina popolare napoletana e le bellezze artistiche della città, c’è la delicatezza di fiori di profumati fiori di campo, c’è la dolcezza di passeggiate abbracciati, c’è… tanto da leggere.
Parola di Emilio Vittozzi
ENZO CINIGLIO
“La vita dalla porta principale”
Edizioni MEA
Maggio 2021
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