Si è tenuta il giorno 30 settembre a Castellammare la presentazione del libro dossier di Gianfranco Piccirillo e Tonino Scala sul 1945, anno in cui lo Stabia di Romeo Menti vinse il campionato campano. Alla presenza dei Giornalisti Mario Vollono e Tiziano Valle nonché di un nutrito gruppo di tifosi della vecchia guardia e del nuovo corso, Piccirillo e Scala hanno presentato quella che ritengono una vera e propria sfida ovvero il riconoscimento, com’è avvenuto per il “La Spezia”, dello scudetto del 1945. Presente anche Raffaele Rubino direttore sportivo della Juve Stabia, amante della città, che ha molto apprezzato il testo e lo spirito dei due scrittori. Alla presentazione si è fatta notare la presenza di Ernesto Sica, tifoso incallito, invitato a partecipare dallo stesso Scala. I due, su sponde diverse, sono consiglieri comunali e si sono impegnati durante l’interessante incontro, a presentare una mozione di indirizzo da approvare in Consiglio Comunale, partendo dal dossier in questione per intraprendere la battaglia a suon di carte bollare per ristabilire una verità storica, lo Stabia nel 1945, al pari del La Spezia, vinse quel campionato. Tra i presenti oltre a Emanuele Tremante il leader della Curva Sud, c’era Tonino Ercolano storico capo ultras degli Swarm Supporter Stabiae il primo, all’inizio del nuovo millennio, a intraprendere questa battaglia per quello che è un giusto riconoscimento. Lo stesso Ercolano durante un suo intervento ha fatto notare che quello del La Spezia tra l’altro è uno scudetto riconosciuto ad una squadra che in quel momento era straniera in quanto solo il sud era stato liberato. Ma cosa accadde in quel contesto storico?
Nel 1944 mentre lo Spezia vinceva in Alta Italia, il Montecatini vinceva in Toscana e il Conversano in Puglia, lo Stabia vinceva in Campania, dopo aver messo in riga dieci avversarie come Napoli, Salernitana, Scafatese, Internaples e così via. Campionato lungo sei mesi. Lo Stabia tutto era, dicono le cronache raccolte, tranne che una squadretta. Undici uomini valorosi che il presidente Mario Benedetti, di professione ragioniere, affidò all’allenatore Lenzi, una vera e propria macchina da punti. In quel campionato regionale a 10, iniziato il 28 maggio del ’45 e terminato il 23 giugno all’Orto Botanico, con il 3-3 con il Napoli che valse il successo del campionato, la squadra di Castellammare di Stabia disputò 18 partite, vincendone 14 e pareggiandone tre. Una sola sconfitta, contro la Frattese.
Romeo Menti era l’elemento di maggiore spicco, il capitano era l’eroe di casa Dario Ciccone. La squadra, inoltre, a settembre vinse anche la Coppa Coni con Fiorentina, Napoli e Livorno. Giocava nel vecchio campo del San Marco, sul quale, poi, negli anni ’50 fu costruito l’attuale stadio riammodernato poi nel 1984 diventando uno dei quattro stadi di calcio italiani dedicati a Romeo Menti, attaccante anche del Grande Torino scomparso nella Tragedia di Superga: gli altri tre sono quelli di Vicenza, Nereto e di Montichiari.
Direte: ma quel torneo non si è mai disputato e non c’è traccia neppure negli almanacchi. Risposta: avete ragione. Ma solo in parte. Il punto è un altro: c’è un’altra squadra, quella dei Vigili del Fuoco di La Spezia che nel ’44 vinse un mini-torneo in quella parte d’Italia occupata dai nazisti e a cui, nel febbraio 2002, la Federcalcio ha riconosciuto il diritto di fregiarsi di quel titolo di campione sulle maglie.
Franco Carraro, appena insidiato al vertice della Figc riconobbe ai Vigili del fuoco «lo scudetto ad honorem» del 1944, il cosiddetto scudetto della guerra. Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43 l’Italia era divisa in due tronconi marcati dalla linea gotica: al di là gli alleati, al di qua i tedeschi. E in quella situazione geografica era difficile organizzare un campionato unico. E infatti non venne organizzato. Si disputò un triangolare nel nord all’Arena civica di Milano. Gli spezzini sconfissero il Venezia e il Grande Torino, quello di Mazzola, Loik, Gabetto e Ossola.
La Figc, però, non lo omologò come scudetto. Ma uno scudetto, seppur ”d’onore”, è pur sempre un titolo italiano.
Lo Stabia, la Salernitana e il Napoli dovevano rappresentare la Campania alle successive finali interregionali per il titolo dell’Italia liberata. Si fissarono anche delle date, luglio dello stesso anno, il sistema da usare quello della Coppa di Europa.
Le finaliste, secondo il regolamento che si erano dati, dovevano essere 18; 3 del Lazio, 3 della Campania, 3 della Toscana, 3 della Puglia, 2 dell’Abruzzo, 2 della Sicilia. Le finali dei tornei in corso però, non furono mai tenute, perché gli eventi successivi non lo permisero.
Perché, quindi, non riconoscere a chi ha vinto le altre competizioni regionali e/o interregionali analogo titolo, onorifico, che avuto Lo Spezia?
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