Tropico di Napoli

di EMILIO VITTOZZI

 

Le librerie di Napoli e provincia (e mi limito alla mia conoscenza) hanno, da sempre, bancarelle di libri usati o non-venduti, esposti per invogliarne la vendita, a prezzi irrisori.
A Port’Alba, ad esempio, fra altre, spicca la Libreria di Pasquale Langella, un sagace Operatore Culturale sempre sul “pezzo”: le sue vetrine sono gremite di testi di ogni genere, mentre la sua bancarella offre libri usati o non venduti, alcuni addirittura “incellophanati”.
Così ho trovato “Tropico di Napoli”, un libro di Peppe Lanzetta, del 2000…
Di Lanzetta, il “Charles Bukowski napoletano”, ho letto “Sognando L’Avana”, “Il cavallo di ritorno”, “Una vita postdatata”, “Incendiami la vita”, “Pane e peperoni”, “Elogio di James Senese”, “Elogio del gigolò”, “Leggende metropolitane”, “Ridateci i sogni”, “Figli di un Bronx minore”, “La luce sia con voi”, “Un Messico napoletano”, “Elogio di Diego Armando Maradona”, “InferNapoli”: le sue storie sono ambientate a Napoli e circondario, con tutta la sua gente.
Una città visceralmente amata, nel bene e nel male, per la sua indiscutibile grandezza anche nella miseria, checchè ne dicano i vari Vittorio Feltri e Matteo Salvini…
Sono storie dove si mescolano amore e rabbia, emarginazione e disperazione, violenza e dolcezza, sconfitte esistenziali e sogni di trasformazione.
In una Napoli sconcia, slabbrata, brutale che produce rumore e musica, rabbia e servitù, periferia e mondo.
Vite malvissute, di sbronze, di gesti disperati, di amori che salvano e di amori che distruggono.
Sono trascorsi quasi 22 anni dall’uscita di “Tropico di Napoli” e nulla è mutato: c’è ancora chi muore per una dose di eroina tagliata male, chi per difendere la propria auto, chi per aiutare la propria figlia… C’è ancora chi cerca di sopravvivere in un sottobosco pieno di serpenti velenosi, in un oceano sempre più zeppo di pescecani e squali, un mare torbido, inquinato, in cui non riesci a trovare degli scogli sui quali riposare…
Sono trascorsi quasi 22 anni e Napoli attende ancora un altro Rinascimento, dopo quello iniziale del “periodo bassoliniano”: si attende ancora Godot, tra le vele di Scampia e Corso Secondigliano, Piazza Dante e il Rettifilo, Ponticelli e Portici, Marano e Piscinola, tra un’umanità variegata e a volte mostruosa che vive ai margini della civiltà, subisce i soprusi e dimostra un’ingenuità che fa tenerezza.
“Tropico di Napoli” è la raccolta delle storie di Carmine Santojanni, detto il “cattivotenente”, stritolato dai debiti, dagli assegni a vuoto, dai prestiti per “apparare” prestiti; di Don Antonio, il vecchio e stimato usuraio; di Tonino, detto “Jonnybigud”, cantante devastato dalla cocaina; di Umberto, laido portiere di un albergo ad ore; di Pasquale Scintilla detto Scintillone e Vincenzo Castiello, piccoli spacciatori; di Willy, parrucchiere gay e tossico di Pomigliano d’Arco; di Carmela, marito in galera, bambino nella carrozzina, contrabbandiere per “fame”; di Soraya, donna bellissima a dispetto dei 32 centimetri di pene; di Angela, finta avvocato, pescivendola; di Dora, quarantenne, sposata ma innamorata di Franco, un gigolò per donne; di Monica, prostituta giamaicana; di Manuela, Evakant, Carusiello, la Cavalla, Prettivumen, la Signora Taccer, la Furstenberg, la Bettedevis, la Tecla Scarano, Amandalir, Virnalisi, Maria Paris, squallidi e patetici travestiti…
Un libro, un gran bel libro per chi ama la scrittura di Peppe Lanzetta!
Una scrittura che racconta ma non condanna.
Una cosa, però, è certa: in quest’opera non c’è traccia della cosiddetta “gente normale”…
Ma cos’è, poi, la normalità?

 

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