Cronaca di una giornata ramata

di Tonino Scala

 

Cosa si può fare in sei ore?
È questo l’interrogativo che mi pone in una tarda calda mattinata di un ottobre da buttare il mio amico Andrea De Simone a telefono.
In altri tempi avrei risposto ascoltare 12 vinili di alta qualità.
In altri tempi ancora, per fare il gradasso, avrei risposto una notte d’amore.
A dire il vero, per sincerità, avrei voluto dirgli dormire vista la stanchezza di un periodo intenso di lavoro.
È il tempo della maturità, ho risposto come ha dettato il cuore: una buona genovese.
Allora vieni a casa che la prepariamo!
La sua affermazione esternata in modo decisa, sicura e convincente, mi ha convinto:
Quando gevovese chiama Tonino risponde.
A Montoro, nella Frazione San Bartolomeo, c’è la casa di Andrea. Una antica casa di campagna.
Busso, apre, entro.
Sul tavolo trovo ciò che i miei occhi volevano trovare: Cipolle, tante cipolle. Ramate, come l’antico che sa di ricordi che trovi in questa vecchia casa ricca di memoria, dove ancora è viva la presenza del nonno: contadino.
Mi metto il grembiule che ho portato da casa: falce e forchetta per una genovese perfetta.
Mentre il padrone di casa prepara il soffritto con sedano e carota, inizio a tagliare le cipolle. In modo grossolano. Taglio e piango. Piango e taglio.
Il soffritto è pronto, è il momento di inserire la carne.
Olio. Tanto, ma non troppo. Olio extravergine d’oliva, di quello locale, di quello adagiato in una piccola damigiana da 5 litri.
Immergo le cipolle nell’olio e… Magia.
La casa inizia ad avere quell’odore che si attacca addosso, che resta, per tanto tempo.
Lento.
Lento come il tempo che scorre, è il sobbollire, pippiare del coperchio.
È il momento di unire la carne, di creare questo matrimonio laico, la Ramata incontra la coperta di costato e…poesia.
La carne a contatto con la cipolla inizia a profumare.
Aggiungiamo brodo.
Andrea sorride.
È contento.
Ripete un rito che a casa De Simone si celebra da sempre: la carne che fa l’amore con la cipolla.
Facciamo i guardoni. Senza scuorno!
I nostri occhi sono pieni. Di cosa non so, ma son pieni.
Le ore scorrono lente.
Il caffè è sul fuoco.
Le chiacchiere vanno come un buon vino mentre la cucchiarella di legno gira, gira, gira.  Il colore delle cipolle con la carne diventa sempre più scuro.
Inizio a tagliare le patate, quelle dell’Orto. Quelle. Sporche di terreno.
Le metto in padella con olio e cipolle serviranno da contorno.
Andrea inizia a fare gli inviti via WhatsApp.
Apro il frigo, trovo una marmellata di ciliegie, la conosco è quella che prepara Daniela, la moglie di Andrea.
De Simone nel frattempo torna dal giardino con delle mele. Sono annurche, un po’ toccate, non usa fitofarmaci e nemmeno antiparassitari. Sono piccole, tonde e rosse. Preparo un dolce, semplice e gustoso: una girella di pasta sfoglia con gli ingredienti che avevamo a disposizioni.
Il colore di quel che bolle, pippea, in pentola ormai è quasi manto di monaco.
Andrea toglie la carne, sarà il secondo accompagnato dalle patate ‘mpacchiose.
I primi invitati arrivano. Sono Daniela e Luciano. A loro il compito di spezzare le candele.
Bussano di continuo alla porta.
Ci siamo l’acqua bolle, aggiungiamo il sale grosso e…
Il resto lo lasciamo alla vostra immaginazione.

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