A GIACINTO FACCHETTI – destinazione Paradiso –

di Emilio Vittozzi

All’epoca, quasi quindici anni fa, la “notizia” era a conoscenza di poche persone anche in Campania: “Giacinto Facchetti ha un brutto male!….”.
“Notizia” passata di bocca in bocca, sussurrata, a mezza voce…
Poi, il 4 settembre 2006, la nefasta notizia: “Giacinto Facchetti è morto!”.
Un Uomo, un Campione (sul campo e nella vita) come pochi, anzi, come pochissimi altri…
Lo ricordo, a quindici anni di distanza dalla sua dipartita, con sincero affetto e profonda stima, oggi come ieri, mentre la Beneamata si accinge a conquistare il suo diciannovesimo scudetto.

Io non dimentico né il Campione Nerazzurro-Azzurro, né il dirigente Nerazzurro!
Perché Giacinto Facchetti è parte della storia dell’Inter, così come l’Avvocato Peppino Prisco, Benito “Veleno” Lorenzi, la famiglia Moratti, Sandro Mazzola.
Personalmente l’ho conosciuto nel 1975 quando era giocatore nel ritiro precampionato a San Pellegrino Terme: un signore in campo!
L’ho rincontrato negli anni successivi, come dirigente Interista: sempre un signore.
Ora, con il benestare del Signore Onnipotente, può scendere nel verde prato del “Campo Paradiso”: terzino-ala, capitano, lealtà e correttezza fatta uomo…
“Dolce, intelligente, coraggioso, riservato, lontano da ogni reazione volgare” così lo definì il presidente Massimo Moratti.

Come non essere d’accordo con il “Massimo Nazionale”, presidente dell’Inter 2010, quella, cioè, della vittoria di scudetto-coppa dei campioni-coppa intercontinentale-coppa Italia-supercoppa italiana?
Portava il nome di un fiore; da vero signore quale era non urlava, non gridava ed anche per questo era considerato sinonimo di saggezza e signorilità, umanità ed onestà.
Presidente di una società uscita “immacolata” da “calciopoli”, scandalo che ha “macchiato” quanti lo prendevano in giro per i suoi valori: un lestofante, condannato dopo un processo penale con la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango e categoria della F.I.G.C. (anche se continua ad imperversare in varie emittenti televisive!), lo aveva definito “brindellone”, ovverossia un uomo grande ma lento nei movimenti e nell’agire…
Ebbene, ai funerali del “brindellone” c’erano oltre diecimila persone sinceramente addolorate!
Alle esequie di questo lestofante quante persone ci saranno?
Portaborse, inquisiti, recidivi, conniventi, truffatori, simulatori, bari non “macchieranno” la fulgida figura di Giacinto Facchetti!

Con i colori del cielo e della notte, è stato dirigente “pulito” anche quando rimanere fuori dai “giri sporchi” significava gareggiare con handicap!
Con il nero e l’azzurro, fuori dai riflettori, si adoperava per iniziative in favore degli “ultimi”: con don Antonio Mazzi si è impegnato per donare incubatrici da trasporto per alcuni ospedali, un mammografo per  “salute donna”, finanziato viaggi per volontari nel Madagascar, allestito le “carovane antisballo delle comunità Exodus”.

In questo mondo del calcio, così volgare, violento, razzista, “accattone”, mancano, ed anche tanto, persone come Giacinto Facchetti, Gaetano Scirea, Peppino Prisco, Candido Cannavò, Beppe Viola, Enzo Bearzot, Agostino Di Bartolomei, Sandro Ciotti, Vujadin Boskov, Gigi Simoni…

D’altra parte 634 presenze e 75 gol con l’Inter vorranno pur dire qualcosa…

Giacinto si può paragonare a John Kennedy, l’eroe bello, buono ed apparentemente invincibile, uscito da una fiaba, un principe con al fianco una principessa (che per lui era Giovanna)!

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