Oggi mi arriva una mail. Da tempo cercavo l’unico racconto di Peppe Lanzetta che non avevo letto. A perfect day edito da Garzanti. Un racconto free che non ero riuscito a scaricare e che non era più possibile leggere sulle librerie on line. “Caro Tonino sono il figlio di Peppe, ti ho inoltrato ciò che hai chiesto a papà. Un abbraccio”. L’allegato era appunto A Perfect day. Chi mi conosce sa che amo Lanzetta, la sua scrittura, il suo modo unico di rappresentare Napoli. In queste poche pagine, 14 per l’esattezza, c’è quella Napoli, quella di Tonino e Margherita, dei tanti Tonino e Margherita alle prese con la vita, con il sudore, con i sogni spezzati e le speranze rubate. Leggo questo racconto mentre il Consiglio dei Ministri, l’ultimo prima del nuovo governo, scioglie il comune di Giugliano. Dopo Gragnano, Pagani, Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno, San Cipriano D’Aversa, Grazzanise, Quarto è la volta di Giugliano. Non un piccolo comune una metropoli di 120mila abitanti con più di 120mila problemi. Leggo “A Perfect day” e nelle parole di Lanzetta rivedo quelle strade, quelle case, quei vicoli, quelle campagne e quelle terrazza che non vedranno il mare. Mi sembra di vedere la Seat Ibiza di Tonino Altolivello girare per quei vicoli. Mi sembra di vedere Margherita estetista a domicilio. Mi sembra di vedere i loro sogni infranti, spezzati, interrotti. Nelle scorse settimane sono stato a Giugliano a parlare del mio libro “Malapolitica”, nelle parole dei giovani che hanno partecipato al dibattito post presentazione, rivedo le parole del protagonista del racconto di Lanzetta: «Se non ce la daranno loro ce la prenderemo noi, la speranza». Nel racconto è Natale, mancano pochi giorni al Natale ed anche le luminarie hanno un’aria triste come se sapessero di quello che accade a Tonino e Margherita e ai tanti giovani orfani di sogni della nostra terra. Mi auguro che sia così, bisogna lavorare per riprenderci quella speranza, quella che ci tocca, quella per la quale viviamo, quella speranza per la quale vale la pena ancora vivere. Come Tonino Altolivello, bisogna scappare con la mente (lui lo fa con la pittura, con le sue tele) verso Mykonos e Leros, Alonissos e Lefkada, Thasos e Santorini, ma restare ancorati con i piedi per terra sulla nostra terra martoriata e sconfitta dall’odio e dalla cazzimma di chi ha pensato solo a se, perché oggi, e non domani, è un giorno perfetto. A Perfect day, per restare e provare a cambiare ciò che non va, per riprenderci i nostri sogni.
“…Lou Reed cantava A Perfect Day. Sì, era davvero un giorno perfetto. Un giorno perfetto per urlare al mondo: andate a farvi fottere, andate a prenderlo nel culo, voi, gli struffoli, i parenti, l’insalata di rinforzo, il negozio, i punti neri, le menate di questo e di quello… Sì, era un giorno perfetto, un giorno d’amore, di rabbia, di speranza, di disperazione…”.
Grazie Peppe per aver riempito un altro mio giorno con la tua poesia, la tua rabbia che è anche la mia.
Tonino Scala
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