Ci son cose che fanno male ma in realtà fanno bene, fanno aprire gli occhi e allargano gli orizzonti. Questo mi è accaduto leggendo il libro Ausmerzen vite indegne di essere vissute edito da Enauidi e scritto da Marco Paolini. «Ausmerzen ha un suono dolce e un’origine popolare. È una parola di pastori, sa di terra, ne senti l’odore.Ha un suono dolce ma significa qualcosa di duro, che va fatto a marzo. Prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia, vanno soppressi». Ausmerzen è un viaggio dentro noi stessi, nelle nostre paure. Insomma un viaggio dantesco verso un inferno creato dall’uomo. Un inferno ancora attuale seppur con le dovute differenze. 300.000 persone uccise senza diritti perché costo per la società. «Questa è la storia di uno sterminio di massa conosciuto come Aktion T4. T4 sta per Tiergartenstraße numero 4, un indirizzo di Berlino. Durante Aktion T4 sono stati uccisi e passati per il camino circa trecentomila esseri umani classificati come “vite indegne di essere vissute”…
Cominciarono a morire prima dei campi di concentramento, prima degli zingari, prima degli ebrei, prima degli omosessuali e degli antinazisti e continuarono a morire dopo, dopo la liberazione, dopo che il resto era finito».
Settanta anni fa il nazismo prima di dedicarsi allo sterminio degli Ebrei con l’avallo della scienza, l’indifferenza della chiesa e di molti che girarono lo sguardo altrove, impose la logica del capo al governo che regola ed espelle le parti malate di se. Nella storia di uno sterminio non a tutti noto, prima e dopo Auschwitz, era annidato il Dna di ogni soppressione di creature umane difettose, indifese, «vite indegne di essere vissute». Marco Paolini si immerge in quelle tenebre e il suo racconto porta in piena luce il modello nascosto dell’eliminazione dei deboli.
“Deboli, parassiti del popolo, nemici dello Stato, mangiatori inutili, vite senza valore, esistenze-zavorra”. Alfred Hoche e Karl Binding, in un libretto scritto nel 1920, proclamano l’esigenza (giurisprudenziale, polica, sociale, economica, finanche pschiatrica) dell’eutanasia eugenetica: dare la morte a chi non produce, dare al morte a chi non è sano, dare la morte a chi si ciba per sbafo, a chi è solo un costo, a chi non sa neanche ingoiare da solo. Dare la morte diventa un progetto (Aktion 4) che diventerà pratica, che diventerà sterminio. ’Ausmerzen’ di Marco Paolini è un libro delicatamente atroce, atrocemente delicato. Nelle pagine (testo letterario ch’è già stata partitura di un magnifico spettacolo teatrale) la comica ridondanza dell’eugenetica, dell’eugenetica la teorizzazione indolore, l’accettazione silente, la tardiva vergogna scomposta. Una fabbrica produce del fumo, il fumo prodotto dalla fabbrica sfiora e poi tocca i tetti delle case, delle case le pareti, i portoni, i vetri alle finestre: sono corpi annientati che bussano, senza fare rumore, alla coscienza di chi sopravvive a pochi metri da dove si fabbrica morte. Con furore e pietas, con aneddotica precisione perfetta e gusto rigoroso di far cantastoria, Paolini racconta l’irraccontabile: le perdute vite, indegne di essere vissute. Indegne, fino ad oggi, di memoria e narrazione.
Questo libro dovrebbe essere distribuito in tutte le scuole e dovrebbe essere in tutte le case per essere letto. Un libro che si addentra nel dramma nel nostro secolo: la paura per il diverso. Sono trascorsi un bel po’ di anni ma è ancora così.
” Paolini racconta l’irraccontabile: le perdute vite, indegne di essere vissute. Indegne – fino ad oggi – di memoria e narrazione”
No, non è così. Queste vite sono state già raccontate e ricordate. Ma a molte persone non piacciono i libri di storia o filosofia. Da Hilberg ad Agamben queste sono storie passate al vaglio di un pensiero che coglie le implicazioni profonde della calcolante razionalità moderna che rende inutili le persone non vantaggiose per il profitto, giudicate poi come superflue, in esubero, vite di scarto da depositare in discariche umane. Non mi sembra che il dramma del nostro secolo sia la paura del diverso!
E non tiriamo in ballo sempre la scuola! Chi vuole studiare, professori e studenti, conosce e ricerca questi temi e storie. La pièce di Paolini, che io ho visto, è interessante e coinvolgente, proprio perché è sostenuta dalla consapevolezza storiografica e storica che ci risparmia la stucchevole liturgia della memoria della Shoah, mostrando tutte le assonanze che queste storie hanno con l’attuale razionalizzazione economicistica del nostro sistema sociale.
Paolini scrive un bel libro. Un libro semplice che potrebbe, vista la scrittura scorrevole, anche essere utilizzato nelle scuole. Questo non significa tirare in ballo sempre la scuola, è un semplice suggerimento per l’utilizzo di un libro che ho trovato interessante.