Domenica pomeriggio, quartiere Annunziatella città di Castellammare di Stabia. Zona agricola ai confini con il centro urbano. Case, tante case. Case che hanno cancellato campi. Ciò che resta sono quei pochi carciofi tanto decantati da Plinio e qualche serra. È una domenica pomeriggio, una domenica come tante, una domenica dopo il ragù, aspettando le partite di pallone, in una città che non è una delle tante, è la città delle acqua dove è proibito camminare con la minigonna per ordinanza sindacale, dove il comune è dotato di cani antisommossa con nomi di consiglieri comunali che non piacciono al podestà, ops al sindaco.
L’Annunziatella più che un quartiere, è un paese, dove il campanile è il centro di tutto, dove la domenica si riunisce la comunità, dove mancano luoghi di aggregazione, dove da anni si sta lavorando per dare alla comunità un centro sociale. Nelle periferie, nei paesi, la domenica ci si mette l’abito buono per andare a messa. La messa vespertina quella che si fa di sera, quella più popolare.
Domenica però è accaduto un fatto straordinario. Don Michele, parroco della Chiesa S.S. della Annunziata, dopo aver celebrato la Santa Messa, ha una sorpresa in serbo per i suoi parrocchiani. Nello stupore generale dai banchi si alza un uomo piccolo impettito, basso di statura, ma con un super io che lo rende un gigante. L’uomo con passo sicuro, testa alta, sguardo fiero, petto in fuori, pancia in dentro, si avvicina all’altare. Carneade chi era costui? No, lo conoscono tutti, è il primo cittadino, è il supersindaco dimissionario. Ma che ci fa sull’altare? La predica? Una fatwa contro i boy scout cattolici, che in passato avevano sostenuto il giovane consigliere Carrillo, suo acerrimo nemico? Niente di tutto questo! Il sindaco dimissionario, “uomo del fare”, a suo dire, inizia a declamare le sue gesta per la comunità, per i parrocchiani che finalmente, grazie al suo immenso, eccelso, grande contributo avranno il centro sociale.
La gente è attonita, ascolta e si chiede il perché, in fondo la costruzione del centro era stata voluta dall’allora sindaco Lino Polito e sostenuta da Salvatore Vozza anche lui ex sindaco. Ma nessuno dei due sindaci precedenti era mai venuto a fare una omelia in chiesa. Che uomo “geniale” questo Bobbio!
Tutto torna. Ora si capisce il perché di quella sua lite feroce con l’ex vescovo Felice Cece, sulla vicenda di San Catello, durata per due anni! Ora è tutto chiaro: Bobbio vuole fare il Vescovo e per questo si è dimesso. Il sindaco però, preso sempre da questo suo modo sanguigno di fare le cose, si è dimenticato che un uomo di chiesa deve sempre dire la verità. Che le bugie, soprattutto nella casa del Signore, non si dicono!!! Bisogna rispettare l’ottavo comandamento: Non dire falsa testimonianza. In Però un fatto positivo in questa storia domenicale c’è. La città ha capito il motivo vero che c’è dietro le sue dimissioni da sindaco. Bobbio si prepara, vuole fare il Vescovo e vuole prendere i voti!
È iniziata la sua campagna elettorale. Peccato che nessuno dei suoi collaboratori gli abbia spiegato che i voti, nel mondo ecclesiale si prendono in altro modo!
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