Caro Sindaco, caro Nicola Cuomo, senza livore, senza acredine ti dico che forse non hai ben chiaro cosa sia accaduto un anno orsono: Sei stato eletto sindaco, non organo decentrato dello stato centrale. Noi cittadini stabiesi abbiamo votato non solo un uomo al comando, ma un programma, non un burocrate, non un curatore fallimentare, ma un amministratore che dopo un periodo buio, forse il più oscuro della nostra storia, desse un po’ di luce a un territorio al lumicino. La parola “Sindaco” deriva dal greco “Syndikos”, che significa “ amministratore di giustizia”, questo più che esegesi della parola, dovrebbe essere un monito quotidiano, un post-it da tenere ben presente ogni giorno, insomma una bussola per orientarsi bene. Nicola, provo per te un grande affetto, riconosco la tua onestà intellettuale e morale, ma fare il primo cittadino a mio modesto avviso è altra cosa. La risposta data a Toni Pannullo, sulla vicenda della chiusura degli uffici del giudice di pace, è una sorta di prova del nove per queste mie convinzioni. Non voglio entrare nel merito della vicenda dissesto, il mio partito aveva ed ha una posizione diversa, che io stesso condivido, ma non si può nemmeno dire che bisogna stare con le mani in tasca perché il dissesto blocca ogni azione, ogni tentativo di fare. Se questo fosse vero, chiudiamo la città onde evitare di andare contra legem! Questo è ciò che un sindaco deve fare? Nicola, sindaco mio, non vorrei che dopo la bufera della scorsa consiliatura, il governo da te guidato fosse ricordato come quello che ha chiuso la città, Multi servizi, terme, dissesto, etc per ragioni che non riguardano la tua gestione. Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso! Con l’affetto di sempre.
Tonino Scala
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