Per amore, si per amore. C’è chi spara per amore. Assurdo ma è così. Non siamo in una sceneggiata o in una canzone di Liboro Bovio. Non c’è di fronte la più bella ‘ra ‘nfrascata. C’è una ragazzina di 13 anni contesa. Una ragazzina che forse non sa cos’è l’amore. Una ragazzina che è la cugina di Annalisa Durante, ammazzata otto anni fa per errore in un agguato di camorra. Il quartiere è lo stesso: Forcella. Il ventre di una città nella quale si ammazza per uno sguardo di troppo, si uccide per 100 euro, si spara perché quella ragazza, che non è ancora diventata donna, è mia. È mia, il possesso, il delimitare il campo di azione. Come fanno i cani quando fanno la pipì per dire che quel territorio è off limits. Accade ancora oggi nel terzo millennio che un ragazzino di sedici anni spara per amore, perché quella è la sua donna. Si spara come se nulla fosse. Si spara come se quello fosse l’unica cosa da fare in una zona lontana dal mondo. Si perché in quel mondo fuori dal mondo si fa ancora così. C’è tanto da fare e non serve solo militarizzare il territorio. Bisogna militarizzare con l’arma della cultura il nostro popolo, i nostri quartieri. Bisogna intervenire nel ventre molle di una città che si è fermata, che non vede sbocchi che non conosce altre strade. Son passati un bel po’ di anni ma la frase di Gesualdo Bufalino, lo scrittore siciliano, è sempre di grande attualità: Per sconfiggere la mafia bisogna assoldare un esercito di maestri.
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