Chicchirichì…il canto del Gallo

Chicchirichì canta il Gallo parlando agli ultimi, ai diseredati, ai dimenticati, ai figli di un Dio minore.

Chicchirichì canta il Gallo con il pugno chiuso alzato, e tutti, proprio tutti, gli danno del matto, ma serve un po’ di pazzia per dire la verità, quella che fa paura. La paura, quella che fomenta le paure, quella per i diversi, quella di chi ha bisogno di un po’ di senno, di un semplice gesto di pace.

Chicchirichì canta il Gallo per svegliarci dal sonno. Un sonno in una giornata buia, cupa, infame, in un giorno che sembra notte. Una notte straccione, panca bestia, barbona, una notte in un giorno di niente di una delle tante vite negate dalla cazzimma, dal penso solo a me, io sono il mondo, amen.

Chicchirichì canta il Gallo, con in mano una bandiera rossa, un canto di gioia, talvolta di rabbia, un canto giusto, urlato, incazzato quando serve, ma un canto di pace universale per farci aprire gli occhi.

Chicchirichì canta il Gallo quando si sveglia per ricordare che siamo tutti uguali nella nostra diversità.

Chicchirichì canto il Gallo per difendere la carta costituzionale che cercano di calpestare con gesti, parole, secessioni, taglia alla scuola, diritti negati, calpestati. Dove gli ultimi diventano sempre più ultimi e nessuno se ne fotte. Dove l’oscurantismo, la rivincita storica di un capitalismo cieco, viene chiamata riforma.

Chicchirichì canta il Gallo con il sigaro in bocca mentre il corteo sfila ed è una festa di colori.

Chicchirichì canta il Gallo per quei poveri che non ci faranno dormire: beati gli ultimi, loro sarà il regno dei cieli, ma cazzo in terra non possiamo stare a guardare!

Chicchirichì canta il Gallo, con in testa un cappello nero a falde larghe, ed è un canto di accoglienza verso i figli di una chiesa col grembiule come diceva don Tonino Bello. Una chiesa inclusiva che accoglie tutti anche me peccatore impenitente!

Chicchirichì canta il Gallo, con l’abito talare mentre dall’altare una Bella ciao ci ricorda che bisogna resistere, resistere, resistere in un paese che ha scoperto il mondo e ha scelto la strada più semplice: adeguarsi!

Chicchirichì canta il Gallo dei diritti, del lavoro pieno e degno, quello che nobilita l’uomo e non quello che ti fa buttare il sangue!

Chicchirichì canta il Gallo sulle ceneri di Gramsci per ricordarci che serve un ordine nuovo in un mondo che ha bisogno di giovani che si organizzano, si agitano e che studiano.

Chicchirichì canta il Gallo e tutti in cerchio si prendono per mano: ladri, omosessuali, comunisti, meretrici, vergini, no tav, ambientalisti, pacifisti, fancazzisti, bianchi, neri, gialli, a pois, atei, bigotti, barboni, transgender, mascalzoni, vite gettate, buttate, odiate, negate, urlate, perditempo, belle facce, brutte facce, faccedigioia, faccedicazzo, volti chiari, volti scuri, poveri, ricchi, disoccupati, operai, impiegati, insegnati, perbenisti e figli di puttana. Tutti insieme in via del Campo in quella Genova per noi. Quella che Fabrizio amava tanto. Tutti in cerchio in un girotondo intorno al mondo che non si vede che non ci fanno vedere, ma che è là ad aspettare di essere accorto, visto, coccoliato, amato, incluso. Intorno tutto è fermo solo il vento fischia mentre la bufera infuria ed è un canto di libertà e di lacrime. Le lacrime segnano un ricordo e bagnano la piazza. Si, vero, non è pioggia quella che porta un vento incazzato, sono le lacrime di un girotondo colorato. Sono lacrime che bagnano un mondo già bagnato dalla diffidenza, disaffezione, diffamazione, differenza. Tutti insieme per cantare, per salvare queste anime già salve da una vita di esclusioni, sofferenze, supplizi, porteinfaccia, pesi da portare senza un perché e un percome. Un canto di liberazione, di libertà, un canto di dolore che da’ pace. Un canto per ricordare quel Gallo un po’ don e tanto uomo che amava tutti i figli di una terra, la nostra terra. Li abbracciava, supportava, talvolta sopportava, perdonava, includeva con fatti e non con le parole buttate al vento.

Chicchirichì… che il tuo canto, don Gallo, possa rendere insonni le nostre notti.

Tonino Scala

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1 Commento

  1. Non sono una praticante e non sono credente, ma quest’uomo per me incarnava davvero Gesù, uomo di pace, di tolleranza, d’amore, senza falsi moralismi e clericalismi che hanno avvelenato la nostra vita e continuano a farlo!

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