Lo scorso Natale ho avuto un regalo bellissimo da una carissima amica. Mi conosce bene e riesce sempre a regalarmi dei libri che mi lasciano segni indelebili. Non ornamento per la mia libreria che oramai stremata rischia di non farcela, ma pezzi di vita che si attaccano addosso e restano nel mio io . I libri belli servono a questo a colmare i tuoi vuoti, a farti compagnia. Questo libro da 11 mesi continuo a tenerlo sul comodino. Voglio guardarlo e aprirlo per respirare le sue pagine. Ma il libro non è una persona vi chiederete. Questo è anche vero, ma riempie la mia persona. Il testo in questione parla di un pezzo della mia vita. L’ho custodito e letto più volte. L’ho sottolineato, l’ho rimuginato, l’ho capito, l’ho odiato, l’ho amato. Un libro che parla del Pci. Del più grande partito della sinistra italiana. Un partito che ho amato anche se ho avuto solo ed esclusivamente per questioni anagrafiche, l’ultima tessera, quella prima del suo scioglimento. Il titolo è emblematico: Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci. Un titolo che rievoca il sarto di Brecht che si sfracella a terra perché non sa volare. Ucciso da un’ambizione troppo grande! Questo libro è stato scritto da Lucio Magri che ieri si è tolto la vita. La sua generazione ha perso per dirla alla Gaber ed allora preso da una forte depressione per la scomparsa della moglie, per le sconfitte pubbliche e private è morto per sua volontà, perché vivere gli era diventato intollerabile. Magri s’è diretto venerdì sera per andare in Svizzera, da un suo amico medico. Non era la prima volta, l’aveva già fatto altre due volte. Però era sempre tornato, non convinto fino in fondo. Questa volta no, questa volta il suicidio assistito è diventato realtà. Lucio non c’è più ed un po’ non c’è più, scusate il gioco di parole, anche una parte di me. Non entro nel merito del gesto fermo e freddo. Porto rispetto, grande rispetto per un male fisico mentale ed esistenziale e per un uomo che ho sempre apprezzato. Lucio meritava e merita rispetto. Lucio voleva volare, voleva cambiare il mondo. Chi non lo vuole e non lo ha voluto in gioventù. Ricordo con grande affetto le parole della mia prof di liceo “Tonino non scoprire mai il mondo, sarebbe la fine”. In quel momento non capivo. Oggi dopo questo gesto ho capito ciò che significassero le parole della Prof.ssa Filomena De Simone. Lucio da tempo aveva scoperto il mondo e questo mondo, soprattutto quello degli ultimi anni, gli appariva un’insopportabile smentita della sua utopia. Mi vengono i brividi nello scrivere queste cose, perché la morte di Lucio è un po’ anche la mia, la nostra morte. Non quella della mia generazione, ma di quella che ha seguito quel percorso strano, bello, travagliato, difficile, fatto di lotte, di amore, tanto amore e di tanta delusione, quello di quella cosa bella e strana che si chiama sinistra italiana. Bella, strana, a volte stramba ed ancora oggi, a mio avviso, necessaria. Per Lucio la sua vita spesa per quegli ideali era diventata il segno intollerabile di un fallimento, la constatazione amarissima della separazione tra sé e la realtà. Le pompe funebri andranno a prelevarlo in Svizzera, tutto era stato deciso nel dettaglio. L’ultimo viaggio, questo sì davvero l’ultimo, sarà verso Recanati, dove sarà seppellito vicino alla sua Mara, nella tomba che lui con cura aveva predisposto dopo la morte della moglie. Oggi più che mai c’è bisogno di quella cosa che noi chiamiamo sinistra e la sua vita quella di un intellettuale anomalo non è stata buttata alle ortiche. Quello della costruzione della sinistra è un percorso ancora lungo e tortuoso. Oggi più che mai tortuoso e difficile. Ci mancherai Sarto di Ulm, mi mancherai, mi mancheranno le tue riflessioni, i tuoi gesti, le tue analisi. Porto rispetto e ti voglio ricordare così quando all’ultimo congresso del Pci agitasti il pugno chiuso e scandisti uno slogan che tante volte da studente ho gridato a squarciagola in tante manifestazioni: “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-tung!”. Grazie Lucio, Ti voglio bene. Spero caro compagno di non scoprire mai il mondo! Ciao Sarto di Ulm.
“Il sarto è morto”, disse al vescovo la gente. “Era proprio pazzia. Le ali si son rotte e lui sta là, schiantato sui duri, duri selci del sagrato”. “Che le campani suonino. Erano solo bugie. Non è un uccello, l’uomo: mai l’uomo volerà”, disse alla gente il vescovo.
Bertold Brecht
Ha davvero colpito tutti, perchè chi si suicida lascia in chi resta domande e riflessioni che squarciano l’anima, è una situazione che ho conosciuto da vicino…ma mi chiedo il perchè del suicidio assistito, che senso ha?è un ultimo gesto politico per far capire che libertà è anche scegliere di farsi aiutare a morire?