Diaz la verità di Canterini nel libro di Simone Meo e Gian Marco Chiocci.
Bello, agghiacciante, vero il nuovo libro sulla notte del 21 luglio del 2001 al termine del G8 di Genova. Questa volta a parlare dei fatti della scuola Diaz non è un giornalista o un ragazzo pestato a sangue ma Vincenzo Canterini primo dirigente della polizia affida alla penna di Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo il libro “Diaz” pubblicato da Imprimatur. Libro acquistato ieri e letto in un baleno. Un libro da leggere per chi è alla ricerca della verità, per chi vuole conoscere la verità di quelle ore tragiche in un paese che si definisce democratico. Un libro scritto da due bravi giornalisti che hanno ricostruito in modo meticoloso quei tragici momenti di macelleria messicana. “Mi bloccai appena mi si presentò davanti agli occhi lo scannatoio al primo piano. Inizialmente pensai a un campo di battaglia dovuto a violente resistenze. Perché resistenze, checché se ne dica, a cominciare dalle cancellate sprangate e dagli oggetti lanciati dalla finestre, ve ne furono molte tra gli occupanti. Gli abusi dei rappresentanti dello Stato ci furono e furono ingiustificabili. Ma alla Diaz non fu tutto bianco e nero, i manifestanti non erano tutti buoni e i poliziotti non erano tutti cattivi. I miei capisquadra, per dire, raccontarono di scontri cruenti. (…)” queste le parole agghiaccianti di Caterini, questa la verità che per anni hanno tentato di nascondere. Quei fatti hanno segnato un’epoca e Di Meo e Chiocci ben raccontano un pezzo della storia contemporanea. C’era sete di Vendetta dopo la figuraccia delle ore che precedettero il massacro. Genova sottosopra i black bloc che misero soqquadro una città. Una ricostruzione di quelle tragiche ore volute direttamente dal Viminale per vendetta. Una vendetta che vide il coinvolgimento di innocenti un modo per riscattare la pessima figura nella gestione dell’ordine pubblico nelle due giornate di manifestazioni del G8. “Pozzanghere di sangue”, “urla disumane”, pestaggi bestiali di “anziani claudicanti” e “ragazze nei sacchi a pelo”. Queste le parole del superpoliziotto nel raccontare quelle ore. Un gran bel libro una gran bella inchiesta per rileggere la storia oscura del nostro paese.” Ma i veri demoni, quelli che hanno approfittato dell’impunità dopo aver goduto a percuotere anziani claudicanti e ragazze nei sacchi a pelo, erano vestiti in jeans e maglietta con il fratino “polizia”. Erano quelli che indossavano la divisa “atlantica”, i caschi lucidi e i cinturoni bianchi (i nostri U-Boot erano invece opachi, i cinturoni neri)”. Interessante la tesi sui Gos il fantomatico gruppo operativo speciale oggetto di numerose interrogazioni parlamentari. Mai accertata la sua esistenza ecco ciò che Canterini racconta: “I fantasmi del Gos, come i mazzieri in abiti civili, diversi da noi per minimi dettagli cromatici su caschi e cinturoni, avevano un tratto distintivo comune: il volto irriconoscibile, coperto da foulard o mefisti. Solo per questo l’hanno scampata”. La sentenza della Quinta sezione della corte di Cassazione ha messo la parola fine al processo per il blitz del G8 di Genova nel 2001 ma Caterini in questo libro ci racconta quella verità che non si trova nelle sentenze, quella che vede il coinvolgimento diretto del Viminale. “Un casino infernale. Gli anfibi degli agenti rimbombavano sordi inciampando sui contusi e slittando sopra vetri rotti, vestiti strappati, pozzanghere di sangue. Giuro, erano pozzanghere. Dietro la porta che dava sulla palestra notai i primi feriti, piangevano accasciati contro la parete. Urla disumane, terrificanti, sembravano provenire dall’aldilà”. Queste parole se dette da un giovane che le ha subite possono sembrare di parte e poco credibili se dette e scritte da chi era a comando di un raid degno di una dittatura e non di un paese democratico fanno male. Buona lettura i libri a volta aiutano a ristabilire la verità.
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