L’altro giorno sono stato al Liceo. Il mio Liceo, il Liceo F. Severi dove ho trascorso una parte importante della mia vita non solo scolastica. Ero lì non per parlare con i genitori di mio figlio che frequenta la stessa scuola, ma per presentare un mio libro. Un romanzo, Ed è subito sera, dal quale è stato tratto un film. Tante le emozioni, è sempre bello tornare, è sempre utile ricordare la gioventù, ma è stato altrettanto bello ascoltare la recensione di una ragazza, Chiara, del libro oggetto di quella interessante presentazione. L’ho voluta socializzare con voi.
Un ragazzo con i desideri in tasca e i sogni tra le mani. Una vita serena, la corsa di chi è giovane e insegue la pace, senza darsi pace. Tutto normale a Napoli, nonostante tutto quello che c’è sempre stato Dario sa che non lo riguarda, non cambia nulla cosa succede intorno, Dario è indifferente.
L’indifferenza ci divide tutti in bianco e nero. Non basta far finta di niente, non basta “non sono affari miei” non basta dire “lascia che si uccidano tra di loro”: tutto questo conviene fino al momento in cui non vengono toccati i nostri interessi, e mi ci metto anche io perchè non curarsi di tutto questo è facilissimo. Allora se questa indifferenza è davvero nostra, se questa indifferenza ci appartiene, di diverso dalle persone di cui fingiamo di non conoscere l’esistenza abbiamo solo il sangue sparso e la pistola. Se siamo indifferenti, allora siamo anche noi il nero, siamo anche noi che stiamo uccidendo in silenzio. In mondi come il nostro, in città come la nostra tacere è un’arma di cui non conosciamo la potenza, o meglio di cui preferiamo ignorare la potenza. L’indifferenza trasforma il sangue in acqua: non è né compromesso, né grigio, né comoda soluzione, ma è soltanto complicità. E siate consapevoli che a lungo andare il silenzio e l’indifferenza da complicità passano a essere collaborazione.
Chiunque evita di ammettere ciò che ha intorno vive in una gabbia. Sentirci in trappola in questo nero, nel buio, nella città che fa paura, nei vicoli vuoti, nelle serate in cui devi ritirarti più presto dei tuoi amici perchè abiti in un brutto quartiere, è tutto risultato dell’indifferenza. Nonostante tutto ci sono i colori, tanti colori, sono quelli che ci fanno pensare che è giusto fare finta che vada tutto bene.
Vi è mai capitato di sentire la frase “si sono rotti gli equilibri”? Certo che ci vuole una faccia, una bella faccia per chiamarli equilibri. Questi “equilibri” sono facciata, rappresentano che ci sentiamo minacciati davvero soltanto nel momento in cui si “rompono”. Definireste mai “equilibrio” lasciarsi invadere e calpestare dal male, vedere tutto ciò che è attorno a noi distruggersi completamente, vedere tutte le speranze crollare, sottomettersi al male per paura? Se per voi tutto questo è equilibrio, allora continuate pure a guardare, restate complici di quello che vi sta accadendo, restate in silenzio davanti a quello che un giorno potrebbe rendere vittima chiunque di noi.
Napoli: una Babele, tante voci, tante grida, tanti silenzi, e tocca restituirle i colori che le hanno tolto e che hanno rimpiazzato col nero, il grigio e il buio;tocca restituirle il profumo che ha perso, quello di sole, di mare e di caffè, e che hanno rimpiazzato con la spazzatura che brucia, pensando che non ce ne accorgessimo.
Ci ribelliamo per tante cose e poi stiamo zitti quando in gioco ci siamo noi, la nostra terra e il nostro futuro tutti insieme. Molti dicono “non è giusto” e invece a noi basterebbe solo scegliere da che parte stare, bianco o nero.
La testimonianza è una corda che unisce tutte le voci possibili, le lega e poi le tira tutte su, ci fa urlare, è l’unica che può colorare di nuovo quello che abbiamo attorno.
Io non voglio che siano gli altri a decidere per me, non voglio che decidano loro di cambiare i colori, i profumi e il futuro;vorrei chiedere a tutti quelli come me se si sentono soddisfatti, vorrei vedere urlare chi resta in silenzio, vorrei vedere la gente per strada che non ignora la terra dove sta camminando, vorrei che la mia terra non continuasse ad essere calpestata, abusata, distrutta, insanguinata, bruciata, consumata, sfruttata, svuotata. . . ed è subito sera.
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