Di lì a poco il caldo sarebbe diventato eccessivo. Del resto è ferragosto. È calda la sabbia ed è caldo il mare.
Fa caldo, ma che importa! È festa, la festa della Madonna Assunta.
Il mare è calmo: ‘na tavola di ponte. Nun c’è sta’ ‘na refola ‘e viento.
Don Peppe, al mare con la sua bandana a stelle e strisce, copre quei quattro capelli che gli sono rimasti.
“Me parite ‘o Cavaliere, ma vuje site chiù giovane e chiù sicche!” gli dice il genero, mettendosi il cappellino.
Sulla spiaggia c’è aria di festa: i lettini e i canotti sono gonfi. Le ciambelle pure, i braccioli anche.
Gli ombrelloni son già in piedi, sugli attenti, tutti disordinati in un sistema armonico. Sembrano messi apposta così. Nessuno è uguale all’altro. A volte capita: compri il vestito nella miglior boutique della città, vai ad una cerimonia ed il tuo vestito esclusivo ce l’ha pure la figlia della cummarella. Al mare no, non capita mai: anche se compri l’ombrellone su una bancarella, nel negozio migliore, all’Ipercoop, dinta ‘a duchesca a piazza mercato, non lo troverai mai uguale – strano ma vero! – a quello del tuo vicino di spiaggia. Gialli, rossi, verdi, a spicchi, a strisce, a fiori, a fantasie, di stoffa, di plastica, di carta, con scritte, senza scritte, quelli che ti ha regalato il bibitaro con la scritta Coca-Cola o quelli resistentissimi di Gigino ‘o Gassusare. Tanti, tantissimi, eppure tutti diversi.
La signora Assunta sta mangiando una “bomba” al cioccolato. Vedere quella crema alla nocciola (che chiamano Nutella ma che Nutella non è) scendere sul suo costume è uno spettacolo, si prova quasi invidia.
Pasqualino è sulla riva con il suo costumino di Batman. Ha fatto colazione alle otto, ma la mamma non vuole che faccia il bagno prima che siano passate le canoniche tre ore necessarie, secondo tutte le mamme, per la digestione. È triste Pasqualino: “Da grande mi drogo!” – pensa stizzito, immaginando il giorno in cui, alla domanda “Perché?”, avrebbe risposto “Per dispetto. Mamma da piccolo non mi faceva andare in acqua”.
Ida legge il suo Harmony, la linea di romanzi più letta sulle spiagge italiane. Un genere, questo, che da più di quarant’anni riempie d’amorose suggestioni le menti delle donne nostrane. Pensa Ida, legge e pensa al suo amore, che è in Afganistan per quella guerra che qualcuno ancora si ostina a chiamare “missione di pace”.
Arriva la famiglia Esposito: mamma, padre, due figli e nonna. Tre frigo bar, due ombrelloni, pallone e tanto cibo. Che bello vedere quei contenitori zeppi di pasta al sugo! Quando ero piccolo sognavo di vederli aprire all’improvviso, e sputar fuori – come quelle scatole magiche che imprigionano i pupazzi – il loro meraviglioso contenuto saporito. Sognavo di prenderli ad uno ad uno al volo, quei maccheroni al sugo! Rimaneva sempre solo un sogno però, poiché mamma alla fine, mi portava ogni volta il classico panino con il San Daniele. Peccato! Nelle borse della famiglia Esposito tutto il ben di Dio. Il marito portava un cocomero gigante da mettere in un sacchetto di plastica legato ad una grossa pietra e gettato in acqua per tenerlo al fresco. Ma il sale dell’acqua marina, poi, non lo renderà amaro? Vivo con questo dilemma da quando sono nato. La nonna ha invece in mano il termos con il caffè. Spero che pronunci le magiche e graditissime paroline: “Ne volete un poco? È ancora caldo!”.
Dalle radio dei lidi a pagamento si sente la hit del momento: la Danza Kuduro. I bambini a riva ballano, i grandi sognano le spiagge sudamericane.
Arriva un gozzo di legno, colore blu, di quelli stile Sorrento. Si ferma a riva, un omone aiuta il giovane a farlo arenare: “Pesce! Pesce fresco! Appena pescato!” grida il giovane rivolgendosi ai bagnanti. C’è di tutto, in quella barchetta: polpi, spigole, calamari, totani, qualche ricciola, gamberi giganti e anche cozze. Accorrono in tanti, incantati dalla prelibata abbondanza del carico.
“Maria, guarda quelle spigole, sono tutte uguali! Sono fresche ma sembrano di allevamento, come quelle che compriamo noi al supermercato” Don Peppe, con la sua inseparabile bandana, esterna alla moglie le sue sensazioni con tutta l’ingenuità di questo mondo.
“Ma ve facite e fatte vuoste? Io devo lavorare, a casa tengo quattro figli!”.
La cosa che non capisco, e che non capirò mai, è perché chi ha quattro figli debba essere autorizzato a vendere pesce decongelato per pesce fresco. Come se una prole numerosa possa servire come alibi per legittimare un imbroglio.
Nel mare grandi e piccini si schizzano con l’acqua salata.
Come al solito non manca mai la signora titubante, che ci mette tre ore prima di entrare in acqua completamente. Si bagna prima i polsi, poi le braccia, poi il dorso, poi le gambe, poi il culo, e poi tutto il corpo. La lamentatio è un classico: “Scostumati, non buttate l’acqua, screanzati! Ma possibile che non si può fare nemmeno un bagno in santa pace in questa città?”
Sulla spiaggia grandi e piccini fanno i gavettoni con i secchielli e le bottiglie d’acqua.
Al largo, vicino alla boa che delimita le acque nelle quali è possibile bagnarsi, due giovani fanno l’amore. Si reggono sulle corde delle boe, si abbracciano, si muovono e si augurano di non avere addosso occhi indiscreti.
Oggi la spiaggia sembra un grande e colorato supermarket: si vende uno e tutto, dai ventagli alle radioline, dai pupazzetti alle carte di YuGhi-Jo, dalle calamite per i frigo ai mocio, dalle fette di cocco alle bibite fredde, dalle carte napoletane alle collanine, dai cappelli alle ciabatte, passando per i Supersantos, dalle mozzarelle di bufala aversana alle ricotte di Fruscella, (?) fino ad arrivare ai biscotti di Castellammare. C’è chi propone massaggi o tatuaggi, chi semplicemente un ristorante per la sera: venti euro a cena, compreso dolce, bibite e fuochi d’artificio. Gente di ogni colore e razza, dagli oriundi ai cinesi, passando per i pakistani e i marocchini, fino ad arrivare agli indiani. Ecco arrivare un milanese accompagnato da una bambola tutta curve. Che venne? Niente, propone una serate in discoteca con un Dj famoso.
Che se fa’ pe’ campà!
Rosario legge il giornale sul telo da mare, è una guardia carceraria in ferie. Sta facendo lo sciopero della fame, aderisce alla manifestazione indetta dai Radicali per protestare contro le condizioni delle carceri italiane: pietose, indegne di uno stato che parla di democrazia, tipiche di un Paese nel quale, con concetti alti come quello di “libertà”, ci si lava solo la bocca. Oggi Rosario ha deciso di non mangiare in segno di protesta, ma si abbuffa d’acqua minerale e ogni dieci minuti va in acqua a bagnarsi.
Michele, quattordici anni, corre, corre, deve buttarsi in acqua. Il suo “affare” è lì in bella mostra, sta per fuoriuscire da quel costumino aderente. Colpa della signora in topless. Lei se ne sta lì sulla battigia, nera nera, con un cappello di paglia, con un tanga strepitoso e due zizze esagerate. Seduta su una piccola sedia, aspetta quelle poche onde per rinfrescarsi. Poche onde, il mare è calmo. Gli uomini si inventano le scuse più strane per passarle davanti o dietro. Loro sì che hanno bisogno di rinfrescarsi! Non si può non guardarla! Le donne invece si ingelosiscono, ed iniziano i commenti spietati:
“Chella zocchele”.
“Quella svergognata”.
”’O marito si legge ‘o giurnale, non la vede come sta combinata”.
”E liegge tu…”.
A pochi passi dallo scandalo al sole c’è un’altra donna con le zizze da fuori: è Teresa, e sta allattando la figlia piccola. Ma nessuno ci fa caso, a Teresa. Si sa, le donne incinte e quelle che allattano hanno un velo di santità agli occhi maschili!
Eppure la zizza di Teresa è proprio una bella zizza!
“Mario non ti buttare, mi raccomando!” sono le parole della signora Carmilina.
“Non ti preoccupare!” risponde Don Mario alla moglie dalla riva al mare, seduto sulla sua sedia di plastica bassa. Con un occhio guarda la signorina in topless, con l’altro la sua settimana enigmistica: sta facendo le parole crociate.
Carmilina, ignara, prova a familiarizzare con la vicina di ombrellone: “Sapite signò, la Madonna Assunta non vuole che nel giorno della sua festa i suoi devoti facciano il bagno in mare. È ‘o rispetto, sennò la Madonna si incazza e ti fa morire in mare”.
“Ma non è San Giovanni, il 24 giugno, che ti fa morire in mare?” risponde la signora.
”Al vostro paese. Al mio è la Madonna Assunta” ribadisce la moglie di Mario.
”Meno male, maggia appena fatto ‘o bagno!” esclama sollevata la dirimpettaia di ombrellone.
Armando è un uomo panciuto, con i capelli biondi, tinti forse. È in vacanza, torna nella sua terra dopo quarant’anni. Era partito in cerca di fortuna, emigrante per l’Australia quando aveva trent’anni; oggi ritorna per quindici giorni di relax. Ama la sua terra, ama questo mare con la schiuma bianca in superficie. È sul bagnasciuga, lo guarda, quasi si commuove. Guarda le isole in lontananza, con una mano sugli occhi guarda il cielo: “Che bello, chist’è proprio ‘o paese do’ sole!”.
Bastasse solo questo, staremmo a posto!
“Armando, corri!” la moglie lo chiama con un accento anglo-italiano.
“Hanno cancellato il tuo paese, Tramonti non c’è più”.
Armando corre, non crede alle sue orecchie. “E che è stato, una bomba? Stiamo in guerra? Non sapevo nulla”.
“No, è stato Tremonti” risponde la donna.
“Tremonti, Tramonti, ma mi stai prendendo in giro?”.
Armando prende il giornale e legge la notizia sulla finanziaria: hanno cancellato i comuni al di sotto dei mille abitanti. È tutto vero. C’è sta’ ‘o sole, ma è trasute vierno: che fridde dinte a stu’ core!
Marittiello, un bullo di Casandrino, si avvicina a Michele, un ragazzo esile, con gli occhiali, con l’aria da intellettualino di periferia e un fisico minuto, quasi rachitico: “Perché guardi il culo della mia ragazza, che de’, non hai mai visto un culo?”.
Michele prova a difendersi, interrompe l’attenta lettura e inizia ad argomentare la sua difesa: “Ma… guarda, io sto leggendo… ti stai sbagliando”.
“Me vuò pure piglià per culo” e parte un ceffone.
“Ma sono strabico, guarda” prova a giustificarsi Michele, ed è a questo punto che partono calci e pugni, cazzottoni esagerati. Marittiello diventa una furia, una belva, la belva di Ischitella. In lontananza una voce ingombrante “Chiò chiò, fermate!”
A parlare è un omone grosso, non muscoloso, ma grosso, gruosse assaie. Due metri di uomo, con uno sguardo da far cagare addosso. Si avvicina, prende per il braccio Marittiello:
”Non era lui a guardare il culo della tua fidanzata, ti sbagliavi, ero io, prenditela con me”.
Nel dire queste parole l’omone si tocca la patta mettendo in mostra la sua arma naturale. Marittiello lascia Michele e con la lingua in culo va via.
Danza Kuduro continua ad animare il Ferragosto. Assunta caccia la frittata di pasta. Che languorino!!!
Il Napoli ha vinto con il Mallorca, gol di Zuniga. La spiaggia già sogna. E se avesse vinto con il Milan o con il Real Madrid, cosa sarebbe accaduto? Dai Pedalò tuffi a cannolicchio e a cufaniello la fanno da padrone, mentre sulla spiaggia i gavettoni e la coreografia della Danza Kuduro sono i più gettonati.
“È ferragosto… e mi accorgo di amarti ogni giorno di più anche se mi ripeto questa amore non c’è, non c’è, non c’è …”.
Ida continua a leggere il suo Harmony e mangia un cracker, Michele si lecca le ferite, ha messo gli occhiali da sole: Nun se po’ mai sapè! Torna al suo libro: “Terroni” di Pino Aprile. Per l’appunto.
C’è chi va e c’è chi viene, al mare. La spiaggia si svuota, ma arriva un folto gruppo di ragazzi armati di tenda, barbecue e chitarra. Chissà quanti amori nasceranno questa sera, in questa calma e calda notte, in questa notte di ferragosto…
“no, perché se ci fosse un amore così. Come quello che provo tu saresti con me con me…”.
In tv la Rai dà un film di Morandi e “Colazione da Tiffany”, su Rete 4 “Separati in casa”, la trasposizione televisiva del bel libro del compianto Riccardo Pazzaglia; Sky Cinema passa in rassegna il lavoro di Gabriele Salvadores e seleziona tre film. Mediterraneo, Sud e Puerto Escondido. Si aspetta il Palio di Siena.
Nei terrazzi e nei giardini le fornacelle sono già tutte pronte. Grandi e piccoli si preparano, il rito si ripete: gavettoni a go go per tutti!
“Chi me ‘nfonne pure a me. Sta’ capa me scoppia. Me voglie rinfrescà ‘e penziere. ‘E penziere miei!”
In mutande sopra al letto, con il balcone aperto nell’attesa di un alito di vento, Peppe si abbandona ai suoi pensieri e all’afa.
“Tengo cavere! Sto tutte appicciato. Voglio nu’ poche ‘e frische. Nun voglio ‘o climatizzatore, nun voglio ‘o viente do’ ventilatore. Voglio un fresco dentro!”, Peppe è stanco. Stanco nell’anima.
L’anguria è già in frigo. Le vongole, dopo aver spurgato tutta la giornata, sono nell’olio caldo. A far loro compagnia un aglio gigante e tanto peperoncino.
È Ferragosto, e non tira un alito di vento. È ferragosto, ma me pare Natale: pasticcerie e pescherie prese d’assalto, pesce fresco, pesce surgelato, cozze, lupini, taratufe. E chissà quante epatiti ci saranno nei prossimi giorni.
Peppe ten ‘a faccia gialla e nun so’ è cozze!
Le fumarole delle fornacelle riempiono il cielo napoletano. Litri di Falanghina, di Greco di Tufo e di Limoncello innaffiano questa notte di un tranquillo Ferragosto napoletano. Cornetti alla Nutella e fuochi d’artificio scacciano il malocchio e chiudono la serata. Dalle radio la Danza Kuduro ancora impazza.
Domani è un altro giorno… e Peppe pensa “Speriamo non di merda”.
* …E pè champagne acqua ‘e mare – direbbe qualcuno. E’ la triste-grottesca realtà di un Ferragosto napoletano… O di un freddo d’agosto? “Mappatella beach” – Via Caracciolo – Napoli: con le bagnanti in bikini fosforescenti che attraversano tutta la Villa Comunale prima di arrivare alla nera spiaggia del lungomare napoletano. Fra di loro anche una coppia di sposi che posa, fra orde di ragazzini urlanti, agli ordini di equipe fotografiche sudate fino all’inverosimile… Auguri agli Sposi, auguri, buona fortuna, figli maschi… No, figli sani! Ma passa ‘o 140? O fà comm’a Vesuviana che zompe ‘e corse? O putesser accirere ‘a Vetrella e Caldoro…
Che bel racconto! Leggerlo mi ha fatto star bene in questo pomeriggio ne avevo bisogno! La vedo questa spiaggia,le persone scorrono davanti ai miei occhi, come sempre sai far vedere tutto con la tua scrittura, mi dispiace quando finisco di leggere come sempre con i tuoi racconti e poi immagino il seguito di tutti i personaggi. Bellissimo!
* Dopo due anni circa, il racconto non ha perso di freschezza, dinamismo, attualità. Sembra scritta in questo caldo Ferragosto 2016, asfissiante soprattutto per chi è rimasto in città e chi è in difficoltà… Anche quest’anno il “Lido Mappatella” (o “Mappatella beach”) presenta il suo variegato popolo, fatto da Assunta e Pasqualino, Ida e Teresa, Mario e Carmilina, Armando e Maritiello, Michele e Peppe… Un variegato popolo che domani, dopo la Festa dell’Assunta, tornerà a scontrarsi con la quotidiana realtà fatta di sottoccupazione e precariato, microdelinquenza e burocrazia, festa-farina-forzaNapoli, basta che ce stà ‘o sole…
Peppino di Capri canterebbe “Champagne”…