«Se Gesù fosse con noi adesso, starebbe ai cancelli di Pomigliano per sostenere gli operai» sagge le parole del mio caro amico Don Tonino Palmese. Belle ricordarle oggi nel giorno della grande manifestazione indetta dalla Fiom . Un corteo di 3 km partito dalla storica piazza della Repubblica, per rivendicare il rispetto della Costituzione. Oggi non è stata una manifestazione di solidarietà ma chi è sceso in piazza si è schierato a favore dei lavoratori, non solo della Fiom ma per i diritti di tutti i lavoratori. Considerare il lavoro come privilegio è un modo per rendere schiavi. La pensano così le oltre cinquantamila persone in piazza San Giovanni, con un corteo lungo quasi 3 km. Alla base della piattaforma di protesta anche la richiesta di estendere l’occupazione e gli ammortizzatori sociali, introdurre un reddito di cittadinanza, cancellare l’articolo 8 della scorsa manovra estiva che consente ai contratti aziendali e territoriali di derogare ai contratti nazionali ed alle leggi sul lavoro, mettere in campo un piano straordinario di investimenti pubblici e privati per creare lavoro e cambiare il modello di sviluppo. Le tute blu hanno scioperato con lo slogan “Democrazia al lavoro” e hanno riempito le strade di Roma per la prima volta dopo gli scontri del 15 ottobre. Oggi più che mai vi è la necessità di portare dalla piazza alle istituzioni queste battaglie, perché anche se per il gota della politica e della finanza è questa l’unica strada per la modernità, i diritti per il lavoro e per i lavoratori non sono minoranza in questo paese, sono maggioranza e devono trovare rappresentanza. Il fatto vero è che non trovano albergo in un mondo che mette al centro solo ed esclusi mante i profetti costi quel che costi. Non è toccando l’articolo 18 che si risolve il problema lavoro nel paese. Sarebbe interessante addirittura estenderlo a chi non ce l’ha. Il governo si presenti con nuove proposte ed investimenti con l’obiettivo di ridurre la precarietà. Marchionne e la Fiat dovrebbero smetterla con questo autoritarismo di altri tempi. Si rendano disponibili a riaprire una trattativa vera, a fare investimenti concreti in Italia e soprattutto a garantire le libertà sindacali e dei lavoratori. Se il protagonista del Vangelo fosse con noi, ha proprio ragione don Tonino, starebbe ai cancelli di Pomigliano per sostenere gli operai.
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