Maradona non c’è più.
Se questo è un brutto sogno scetateme ambresse.
I supereroi non muoiono, mai!
I supereroi non possono morire. Non devono morire!
Quando muoiono vuol dire che sei cresciuto, e io non voglio crescere.
Scetateme ‘a stu suonne, stu brutto suonne!
Teorizzava che l’unità d’Italia non era stata fatta il 17 marzo del 1861, ma il 3 novembre del 1985 al “settantacinquesimo”. L’unità fatta non da Garibaldi, ma da Maradona con quello straordinario calcio piazzato che beffò la Signora, Tacconi e un Trapattoni ancora giovane. Una punizione val bene una messa. Un goal come ricompensa di un furto perpetrato ai danni del popolo meridionale, che durava da più di centocinquant’anni.
Si diventa vecchi quando il “tuo calciatore preferito” è più piccolo di te: questa è una regola non scritta, ma riconosciuta da tutti. È come dire “non sarò mai vecchio e resterò un eterno Peter Pan fino a quando il mio calciatore preferito resterà sempre Diego Armando Maradona!”
Mario nel pensare questa cosa iniziò a ridere da solo, bisbigliando tra sé e sé: “Se vede che me so’ fatto viecchio, parlo ancora di Maradona! Ma Diego è Diego e lo sarà per sempre”.
“Lo Spicciafaccende – Mistero Napoletano“, 2016, un mio libro.
Nel 2016 misi in bocca a Mario, Lo Spicciafaccende, il protagonista di un mio libro, queste parole. Quando scrivi hai la fortuna di poter confondere i tuoi pensieri con la fiction letteraria.
Perché ricordarlo in questo giorno triste? Pe dire semplicemente che Diego è Diego e lo sarà per sempre.
Don Armando ha deciso di lasciarci nel giorno in cui Armando, quel Dieguito che ho tanto amato, ha fatto lo stesso pensiero. Uomini diversi, storie diverse, mondi diversi. Entrambi però hanno riempito la mia vita. Armando, il bidello della scuola che mi ha affacciato alla vita, lo chiamavamo don. Lo stesso don che si dà ai signori. Perché Armando, don Armando, era un signore buono, un punto di riferimento, quello che ci risolveva tutti i problemi, di qualsiasi tipo e di qualsiasi natura. Lo ricordo così. “Chiedi a don Armando” mi diceva la Maestra Giardini che sarà felice di accoglierlo non so bene dove, ma son sicuro che lo farà. Ed io chiedevo e lui, con un sorriso, provava a risolvere. La cosa che mi resterà impressa per il resto dei miei giorni, sarà il suo sorriso gentile che riempiva il suo volto sereno e i suoi occhi nascosti dietro un paio di occhiali. Un sorriso coinvolgente che stanotte ho visto davanti agli occhi insieme a quello dello scugnizzo venuto da Villa Fiorito. Don Armando era uno “zio”, “non zio” all’anagrafe, che sapeva dispensare sorrisi che riempivano. Ieri è stato un giorno triste e bello nello stesso tempo. Triste perché le perdite fan sempre male. Bello perché questi due brutti eventi in una notte insonne, han fatto passare davanti ai miei occhi il tempo vissuto quando beltà splendea negli occhi miei, ridenti e fuggitivi.
Ho visto Maradona, ho conosciuto don Armando… Ringrazio Dio!
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