Siamo al quattordicesimo giorno di zona rossa, quella simile all’aglianico che non fa molto bene al presidente della Regione. Da mesi ormai attacca tutti, è in difficoltà e al posto di assumersi le responsabilità delle sue non azioni se la prende con l’universo mondo. Ormai non fa nemmeno più ridere, sembra uno di quei comici consumati che a fine carriera si ostentano a recitare un copione che tutti conoscono. Rabbia e tenerezza provo quest’uomo e per tutti i suoi accoliti che, anche loro, lo seguono sulla via dell’aglianico. Ieri poi l’ha fatta fuori dal vaso. “C’è qualche buontempone che quando arriva la richiesta di terapia intensiva alle otto di sera dice che non ci sono posti liberi perché magari poi deve fare la nottata” dice questo l’uomo solo al comando che ha tenuto per sé la delega alla sanità. Dice questo dimenticando che le terapie intensive sono attivabili, non attive. “Bisogna essere molto attenti alle parole che si riferiscono agli operatori sanitari, molti si stanno ammalando. Questo linguaggio porta alla demotivazione dei medici che stanno sacrificando anche le proprie vite familiari per curare il Covid. Ci dovrebbero essere solo parole di unità e conforto, non certo di offesa”. Queste le parole del presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, Silvestro Scotti, che condivido. Mi auguro che prima o poi qualcuno venga a liberarci, da soli, c’abbiamo provato, non ci siamo riusciti.
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