I Democrat e le ombre di Melito di Isaia Sales

Una bella riflessione di Isaia Sales, apparsa oggi sul Corriere del Mezzogiorno, su Melito e sul Pd. Alle ultime due tornate elettorali come Sel abbiamo deciso a mio avviso di non fare accordi con un PD non chiaro per le stesse ragioni avanzate da Sales in questa bella riflessione. Quella scelta la rivendico con forza. Penso che questa riflessione dovrebbe essere oggetto anche del nostro congresso provinciale perchè le affermazioni La Leopolda come il Social Forum mi preoccupano. Il rapporto con il PD non può essere a prescindere. Bisogna capire qual’è il progetto e quale classe dirigente si mette in campo. Vi invito a leggere l’ articolo in questione.

Estratto da pagina 2 di CORRIERE DEL MEZZOGIORNO NAPOLI E CAMPANIA del 29-10-2013 – Autore: SALES ISAIA

L’intervento
I democrat e le ombre di Melito

I democrat e Melito un Comune e tante ombre

I DEMOCRAT E LE OMBRE DI MELITO di ISAIA SALES

Melito caput mundi per il Pd napoletano? Dopo aver eletto tra tante polemiche una deputata proveniente da fi, la giovane Michela Rostan, ora il Pd si accinge ad eleggere suo segretario provinciale Venanzio Carpentieri, sindaco in carica della cittadina. Perché Melito è diventata tanto importante per la principale forza politica della sinistra? Forse perché il Pd vi riscuote grandi risultati elettorali? Non sembra essere questa la spiegazione. Analizzando i dati delle ultime elezioni, dove era candidata appunto Rostan, figlia di un noto imprenditore edile locale, i risultati del Pd sono stati ampiamente al di sotto delle attese, quasi riscuotendo più voti L’intervento alle primarie per il Parlamento che alle vere elezioni politiche. La scelta di fare di Melito un luogo di promozione della classe dirigente del Pd è dovuto proprio all’ambiguità con cui da anni si affrontano le vicende politiche e amministrative di quella cittadina. Un’ambiguità che rischia di proiettarsi su tutto il Pd partenopeo. A PAGINA 2 I democrat e Melito un Comune e tante ombre (li ISAIA SALES Analizzando i dati delle ultime elezioni, dove era candidata appunto la Rostan, figlia di un noto imprenditore edile locale, i risultati del Pd sono stati ampiamente al di sotto delle attese, quasi riscuotendo più voti alle primarie per il Parlamento che alle vere elezioni politiche. Ð Pd a Melito si attesta sul 20% di voti rispetto alla media nazionale del 25%. E allora? Se non si spiega l’attenzione per Melito in base al consenso elettorale riscosso, quale altro elemento prendere in considerazione? Forse perché Melito ha prodotto e produce una classe dirigente di qualità culturale, politica e morale notevoli da parte di quelle forze politiche (Margherita e Ds) che poi hanno dato origine al Pd? E anche su questo punto i fatti non sembrano supportare l’ipotesi. Un ex sindaco della Margherita, Alfredo Cicala, è in carcere a sconta re una lunga detenzione per rapporti con la camorra, avendo subito anche il sequestro di beni per 100 milioni di euro derivanti dalla sua attività di imprenditore edile. Un consiglio comunale è stato sdolto per infiltrazioni camorristiche nel 2005. Nel 2013 è stata candidata ed eletta la esponente di una delle famiglie più chiacchierate di quell’imprenditoria edile in rapporti ambigui con il milieu locale. Di Alfredo Cicala parla diffusamente un boss del clan Di Lauro, Maurizio Prestieri, in un lungo colloquio con Roberto Saviano, che ne riferisce in tré articoli su La Repubblica del febbraio del 2011. Dopo aver sottolineato il sostegno pieno della camorra alla elezione a sindaco del Cicala, Prestieri afferma che l’imprenditore era l’unico politico a presenziare ai summit del clan Di Lauro. Che Melito non abbia espresso una qualità notevole da parte degli amministratori locali è dimostrato dallo scioglimento subito per infiltrazione camorristica proprio quando ad amministrarlo nel 2005 c’era il centrosinistra con sindaco Gianpiero Di Gennaro e Venanzio Carpentieri capogruppo della Margherita. Dell’ex sindaco Cicala si parla appunto nel decreto di scioglimento del consiglio comunale. Lo si rappresenta come il vero regista dell’operazione politica che aveva portato alla sconfitta di misura del sindaco in carica Bernardo Tuccillo (Ds) e all’elezione di Gianpiero Di Gennaro (Margherita). Nell’inchiesta della magistratura napoletana, che sfocerà nell’arresto del Cicala, si descrivono i pesanti condizionamenti operati dallo stesso per evitare che alcuni ex consiglieri si candidassero a sostegno del Tuccillo, avvalendosi del vincolo associative con il clan Di Lauro. Anzi, uno dei capi di accusa con cui viene arrestato è appunto «associazione camorristica finalizzata all’impedimento del libero esercizio del voto». In quella campagna elettorale lo scontro fu durissimo tra i due partiti che daranno poi vita al Pd. Uno scontro sul modo di intendere la lotta ai clan di camorra e il rapporto con gli imprenditori che vi girano attorno. Chiara la posizione
di Tuccillo, ambigua quella della Margherita e degli stessi dirigenti provinciali dei Ds. Ambiguità che si è protratta fino ad oggi. Quelli che sostenevano Cicala, e che da lui non hanno mai preso le distanze, diventano in successione sindaci di Melito, De Gennaro prima e Carpentieri poi. In seguito un collaboratore di giustizia, Biagio Esposito, uomo di spicco del clan degli scissionisti, dichiara che «il Comune di Melito era a nostra disposizione». Nel 2012 Carpentieri denuncia pesanti condizionamenti e minacce della camorra su alcuni consiglieri della sua stessa maggioranza, minacce finalizzate a far sciogliere il consiglio comunale e ad andare a nuove elezioni. D Pd sostiene pienamente Carpentieri in questa sua denuncia, e due parlamentari (Luisa Bossa e Teresa Armato) interpellano il ministro degli intemi. Su II Mattino del 22 settembre del 2012 compare però un articolo di Rosaria Capacchione (oggi senatrice del Pd) che, dopo aver descritto lo scontro tra i clan in quella zona, riferisce il parere di un investigatore su quanto denunciato da Carpentieri: «Le minacce di questi giorni sembrano tanto un richiamo a chi ha fatto tante promesse e non le ha mantenute». E a far decadere il consiglio comunale con sindaco Carpentieri è proprio un espo nente locale del Pd. Nel 2013 Carpentieri vince di nuovo le elezioni avendo come capolista del Pd Salvatore Piccolo, il più influente uomo politico di derivazione Margherita nel Pd napoletano e campano. Non è facile fare politica e amministrare in un comune che ha sul collo il fiato della camorra, in una zona di confine con Scampia, teatro permanente di scontri tra opposte bande di camorra e di pesanti condizionamenti della vita amministrativa. Me ne rendo perfettamente conto. Ma se il Pd sceglie di eleggere come proprio segretario provinciale un amministratore che viene da quella realtà, deve essere più che sicuro di quello che fa. Alcune domande, a tale riguardo, mi sembrano più che dovute. Alfredo Cicala, ex sindaco e presidente della Margherita, è stato condannato a sette anni di carcere per aver amministrato con un rapporto permanente con i Di Lauro: si tratta di un’accusa gravissima. Con lui avevano rapporti esponenti locali e provinciali della Margherita oggi in posizione di grande influenza nel Pd partenopeo; come mai non hanno mai preso le distanze da Cicala? Posso capire che è difficile pronunciarti su qualcuno che hai ritenuto da sempre persone per bene, con la quale avevi frequentazioni quotidiane, e scopri che invece non lo era affatto. Ma dopo un lasso di tempo ragionevole, se si intende continuare a fare politica senza ombre, si prende nettamente le distanze da quell’uomo e dal suo modo di intendere le relazioni con il mondo malavitoso. Si ritiene, al contrario che quella persona è stata ingiustamente accusata? E allora la si difende fino in fondo. Oppure non si prende posizione per paura delle conseguenze? Sentimento umano, che però non deve proiettarti a dirigere organismi politici che non possono lasciarsi condizionare dalla paura dei suoi dirigenti. Si può eleggere segretario provinciale un politico che è stato sottoposto, insieme ad altri, allo scioglimento del consiglio comunale di cui era parte in funzione di capogruppo del partito che esprimeva il sindaco? Si può solo a condizione che si è trattato di un abbaglio o di un errore da parte di coloro che hanno decretato lo stesso scioglimento. Ma il ricorso al Òàã e quello poi al Consiglio di Stato, fatto anche da Carpentieri, sono stati respinti. E Carpentieri ha preso nel suo staff il sindaco che era stato al centro di quel provvedimento. In conclusione, la scelta di fare di Melito un luogo di promozione della classe dirigente del Pd è dovuto proprio all’ambiguità con cui da anni si affrontano le vicende politiche e amministrative di quella cittadina. Un’ambiguità che rischia di proiettarsi su tutto il Pd partenopeo. Non ho elementi per valutare le qualità politiche e amministrative di Carpentieri. Molti amici ne parlano bene. Ma non si può trascurare che si sta per eleggere il segretario pro
vinciale del Pd di Napoli, realtà dove non si può fare politica seriamente se non si prendono le distanze dalle tante zone grigie che la caratterizzano.

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