Tatticismo, non dire, dire troppo, scaricare le responsabilità sul groppone altrui. Non riesco a non sintetizzare così le ultime settimane di vita politica italiana. Questo teatrino tra Enrico Letta e Matteo Renzi, non fa bene al paese. Vero, l’Italia galleggia, bisogna fare qualche cosa, ma ora, presto e subito! A che serve cambiare la squadra, a che serve mettere in campo uomini e donne “nuove” se il gioco è sempre lo stesso? Si deve cambiare passo, modulo per utilizzare un termine calcistico. Da lì bisogna partire se si vuole, senza retorica, far uscire l’Italia da quest’acqua che l’ha oramai affogata. La crisi economica e sociale aumenta, i dati non sono incoraggianti, nessun intervento all’orizzonte se non parole e demagogia. Renzi è di fronte ad un bivio: o accettare l’incarico di premier senza legittimazione popolare per cambiare realmente tutto, o portare il paese al voto. Non ci sono altre strade. I tentennamenti vari, il gioco linguistico che sta riempiendo le pagine dei giornali non serve a nessuno, men che al Pd di Renzi che rischia di essere a sua volta rottamato, travolto dal gioco della balia, o da quello dell’arbitro che fischia i falli al governo. Il suo partito è al governo del paese, piaccia o non piaccia al giovane rottamatore fiorentino. Se le cose non vanno, se il paese è fermo, se c’è recessione la responsabilità è anche, ed io aggiungo soprattutto, del partito di maggioranza relativa: il Partito Democratico. È giunto il momento delle scelte, a dire il vero questo momento il popolo italiano lo aspetta da tempo, troppo tempo. Matteo deve decidere e farlo presto. So che nella mente del sindaco ci sono i fantasmi del 1998, del 2008, ma lui ai fantasmi non ci crede, nemmeno alle mummie anche se ha resuscitato quella più antica, quella che da 20 anni è un incubo per l’Italia per bene, quella che vuole un cambiamento radicale. Allora petto in fuori, è giunto il momento delle scelte: O governo, o voto, non ci sono scappatoie!
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