Il desiderio di essere come TUTTI

imagesdi Tonino Scala

Il desiderio di essere come TUTTI di Francesco Piccolo edito dalla casa editrice Einaudi e vincitore del premio Strega 2014 è sicuramente, per quanto mi riguarda, un libro da mettere in evidenza nella mia libreria. Tutto ha inizio con una data: il 22 giugno del 1974. Un evento storico, una partita di calcio, il mondiale di calcio. S’incontrano la Germania-Germania est. Divise da un muro sullo stesso campo per un incontro sportivo. Poi un goal quello di Sparwasser della DDR, così si chiamava la Germania Est, e la scoperta di essere comunisti. Un libro che mi ha appassionato, talvolta intristito, un libro su noi, quel noi che si intreccia con l’io. I funerali di Berlinguer, una partita di calcio, un racconto di Carver, l’amore Sophia Loren in carcere. Caserta un ragazzo che si fa uomo, un ragazzo che ha un pensiero, come tutti, un’idea come tutti ed un desiderio quello di essere come tutti appunto. Vero “Il desiderio di essere come tutti” è un romanzo di formazione, non solo quella di Francesco Piccolo che l’ha sapientemente scritto, ma quella di una generazione: la mia. Non so se questo libro meritasse o meno di vincere il premio Strega, non ho ancora letto gli altri in concorso. Di certo è un gran bel libro che ho amato sin dalle prime pagine. Un pezzo di storia del mio paese, un pezzo di formazione di chi come me si è avvicinato alla sinistra, al Pci grazie ad Enrico Berlinguer. Qualcuno era comunista, cantava Giorgio Gaber nel sua celebre canzone, perché Berlinguer era una brava persona. Aveva ragione Giorgione, ha ragione Francesco Piccolo a partire dalla copertina. Quel TUTTI in copertina, altro non è che il titolo a caratteri cubitali dell’Unità il giorno dei funerali del leader Pci, 14 giugno 1984. Lo stesso rosso fuoco, lo stesso carattere in stampatello apparso sulla prima pagina del giornale che distribuivo casa per casa per mutuare l’ultimo comizio del Segretario. Ero piccolo avevo dieci anni e vidi mio padre piangere, non era morto solo, un compagno, Il Segretario, ma un sogno. Nulla sarebbe stato come prima. Piccolo riesce a far rivivere quei momenti e già per questo merita un plauso. Un libro che oscilla tra ottimismo e pessimismo dove fa da padrona la weberiana sfida fra etica dei principi ed etica della responsabilità, un po’ come le nostre vite. Francesco Piccolo prende seriamente posizione in tutto e per tutto in questo libro, senza operazioni di revisionismo, sugli ultimi quarant’anni della storia d’Italia. Un libro che si divide tra vita pura: Io e Berlinguer; e vita impura: io e Berlusconi. Francesco Piccolo ricompone i tasselli di un mondo, di una generazione che ha smesso di sognare. Un mondo quello di Francesco Piccolo fatto di diversità e solitudine, fatta di desiderio di essere come tutti, come aveva capito Natalia Ginzburg la cui citazione in epigrafe è la perfetta sintesi di tutto il libro, “è fatta la nostra infelicità”. Francesco Piccolo riesce a allacciare vita personale e mondo, genuinità popolare e storia contemporanea. Un racconto, un romanzo che parla della sua vita ma anche di quella di tenti di noi che hanno vissuto gli stessi dubbi, le stesse insicurezze, gli stessi fatti, le stesse emozioni e talvolta anche le stesse amare rassegnazioni. Amara e condivisibile l’analisi su Bertinotti, con conclusioni diverse dal mio pensiero ma questa è un’altra storia.

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