Un libro tanto piccolo quanto prezioso. Questo è “Il generale e il giudice” di Luis Sepulveda pubblicato ne i tipi della Guanda. È Il 16 ottobre 1998, su mandato del giudice spagnolo Garzón, il dittatore cileno Pinochet viene arrestato a Londra con l’accusa di genocidio, terrorismo e tortura. Sepulveda è in Italia apprende la notizia dalla radio. Ho letto romanzi, racconti, favole, scritti politici di Luis Sepulveda ma questo libro è quello dove emerge non lo scrittore, ma l’uomo. La sua passione, la sua voglia di socialismo, di libertà di un Cile, la sua terra, che ancora oggi ha bisogno di verità e di giustizia. Una selezione di articoli pubblicati sui maggiori quotidiani del mondo in occasione dell’arresto di Pinochet. Quella di Luis Sepulveda è la storia di un uomo costretto a lasciare il Cile in esilio negli anni bui della dittatura. Quella vicenda che ha come protagonista un giudice, un dittatore, uno scrittore che rappresenta la pancia di un popolo suscitò entusiasmo, voglia di giustizia, speranza. Sepulveda riesce bene a descrive quello stato d’animo, quella voglia, quella sete di giustizia in un piccolo libro che è un piccolo capolavoro di storia e di passione civile. Oserei definirlo un vero e proprio racconto dell’animo indignato rispetto classe politica, quella cilena, che avrebbe voluto in poche battute liquidare quell’orrore. L’estradizione non fu autorizzata e il generale Augusto Pinochet rientrò nel suo paese calpestando non solo la sete di giustizia e di verità, ma le migliaia di morti ancora nascosti chissà in quale anfratto di una terra che ho imparato ad amare grazie alla musica degli Intillimani e agli scritti di Sepulveda.
Una vicenda quella Cilena che condizionò anche la nostra vita. La morte di Salvatore Allende cambiò anche la sinistra in Italia. Infatti nel settembre-ottobre 1973, all’indomani del golpe di Pinochet, Rinascita pubblicò, in tre parti, un lungo saggio in cui Enrico Berlinguer rifletteva sull’esito drammatico dell’esperienza cilena e da questi avvenimenti, pur così lontani, cercava di trarre alcune indicazioni sullo sviluppo della democrazia in Occidente. Da quest’analisi nacque la proposta del compromesso storico. Un libro, una storia molto vicina alla nostra storia. Un libro che si legge tutto d’un fiato. Con una maestria unica, Sepúlveda ci fa conoscere la realtà cilena attraverso gli occhi di chi ha lottato per la democrazia e la libertà nel proprio Paese. Un libro che è un invito al ricordo, al culto della memoria, a seminare con ostinazione, nel nostro io, il senso della giustizia ed il disprezzo per gli orrori che la storia ci ha consegnato, una storia che potrebbe ripetersi anzi che si sta già ripetendo.
Un libro che consiglio
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