Caldo, afa e febbre, non quella azzurra, quella vera quella che fa scottare la fronte, quella del caldo misto a freddo. La Pellegrini è quinta, Baldini quarto, niente podio per l’Italia olimpica in una Londra da sogno. Sky ci aiuta a vivere le emozioni su ogni campo in ogni dove per ogni disciplina anche la più strana. Niente medaglie e non sono le allucinazioni per questa brutta febbre estiva, è solo lo sport italiano chee dopo grandi soddisfazioni perde colpi: è fisiologico, la fine di un ciclo. Lo sport è come la vita, bello quando vinci, amaro quando perdi: quante volte si perde nella vita! La febbre sale e che vuoi dormire! Provo a vedere la tv…niente non ci riesco. La febbre sale mentre l’ansia mi assale. Fa caldo e tutti dormono …come fanno! Leggo un libro, ma quale ne ho portati tanti! Opto per un “già so che mi piacerà” un libro di Erri de Luca il mio sommo poeta. Il peso della farfalla Feltrinelli editore 72 pagine. Dire bello sarebbe scontato, amo la penna del poeta muratore. Un libro che scava dentro, nella giungla montana metafora della vita. La vita che è una giungla quella in città, quella umana e quella in montagna, quella animale. Dove vige la legge del più forte del mors tua vita mea. Belle le descrizioni poetiche della montagna, della vita dei protagonisti, dei paesaggi. Una melodia che accompagna tutto il libro e che non ti fa dormire, riecheggia e non ti lascia. Una favola bella, vera, onesta, emozionante, romantica quella che lo scrittore napoletano ci regale. La visione di un mondo vista dalla doppia angolatura quella dell’uomo e quella degli animali. Una visione di un mondo scolpito con l’arte che solo un maestro come De Luca può fare. Mai scontato, mai banale, a tratti romantico e malinconico, dove la solitudine diventa un tutt’uno con un paesaggio armonico. Protagonisti un bracconiere e un camoscio, il re dei camosci. Attendismo, rispetto dell’altro anche nella morte, abilità, arguzia, azione, semplicità la vita di un branco di camosci, la vita di un bracconiere che non sa raccontare e che si rifugia nella sua armonica a bocca. L’incontro con una giornalista, donna, che vuole sapere la sua storia, le sue storie. Basta lo sfiorarsi di una mano per mille brividi lungo la schiena nel bracconiere che è un uomo senza. Si perché un uomo senza donna è un uomo senza! Abbiamo una visione un po’ fallica della vita e come nel sesso ci sbagliamo. Un grande libro non è un libro con tante pagine è un libro con tante immagini che ti restano dentro e non ti lasciano. Camoscio che ha dovuto uccidere per diventare capobranco, re dei camosci, per meritare lo scettro. Bracconiere che ha ucciso ed ucciso ed ucciso ancora, più di trecento camosci per vivere. Camoscio che per vivere ha aspettato una vita che tagliaboschi abbattessero alberi, lui lì pronto a succhiare la linfa dalla cima abbattuta, quella che l’uomo lasciava lì a macerare. Bracconiere che passa dalla caccia agli stambecchi a quella dei camosci dopo aver ucciso una mamma stambecca davanti agli occhi del piccolo figlio. Camoscio intelligente e scaltro che per evitare i filmini dei temporali di montagna non si nasconde sotto gli alberi o nelle grotte come gli altri animali, ma sotto lo pioggia lontano dagli alberi ovvero dalle scariche, guardando in faccia al cielo funesto acquistando così il rispetto che gli è dovuto. Camoscio che giunta la sua ora, la vecchiaia si sente, pur di non lasciare lo scettro a suon di cornate da un suo figlio, decide di darsi alla montagna, alla solitudine e poi al suo nemico amico bracconiere che per anni ed anni lo ha braccato. Lo fa da eroe. Dall’alto si butta sull’uomo a terra lì per appostamento, potrebbe ammazzarlo non lo fa, si mette avanti, si erge su un sasso si fa vedere e si fa sparare. Bracconiere che decide di non sventrarlo davanti agli altri camosci, ma di seppellirlo lontano, se lo carica sulle spalle. Bracconiere già stanco oramai con il camoscio sulle spalle crolla sotto il peso di una farfalla che si posa sulle corna dello stambecco orai morto. Saranno ritrovati abbracciati dopo mesi di inverno e neve bracconiere, camoscio e farfalla o ciò che resta di quest’ultima impressa sulle corna. Che dire quando non ce la fai più basta il peso di una farfalla, bella e leggera per farti crollare e dire addio al mondo. Grazie Erri per questa bella serata in compagnia del tuo scritto. Ps la febbre continua a salire!
sei fortunato a riuscire a leggere nonostante la febbre….bella recensione!
la febbre sta passando per fortuna ma sono uno straccio riesco a leggere? è la forza della disperazione. ps grazie mille