Il soldato che non sapeva sparare

di Tonino Scala

C’era una volta,
un soldato che non sapeva sparare.
Era però, pur sempre un soldato: un soldato per pace.
Da piccolo suo padre gli regalava le pistole, quelle giocattolo, per insegnargli a fare la guerra.
Voleva preparalo ad affrontare il mondo.
Quello dei grandi.
Quello dove le questioni, piccole e grandi, si risolvono in un solo modo.
Lui però voleva un altro mondo senza pistole e fucili. Senza bombe e cannoni.
Era un bravo ragazzo, rispettava i genitori. I doni di suo padre li guardava, sorrideva, ringraziava e poi li trasformava.
Le pistole diventavano portapenne, poggiamensole per i libri, accendini e pure calzascarpe.
“La guerra non è un gioco. E se gioco è, a me non piace”.
Ripeteva.
Un giorno, diventato grande, fu chiamato a fare la guerra.
Partì.
Che altro poteva fare?
Andò e…
Al posto delle pistole, portò parole.
Parole e una cassetta di legno.
Mentre gli altri sparavano, lui saliva sulla cassetta e parlava.
Mitragliava parole.
Parole di pace.
Parole di buon senso.
Parole d’amore.
Parole per risolvere controversie, questioni.
Parole, tante parole in fila, in rima.
Parole che diventavano filastrocche.
“Sogno un mondo più normale,
Dove i soldati non sanno sparare.
Dove le pallottole non fanno male,
Ma sono un rimedio per alzare il morale.
In questo mondo senza bombe e cannoni,
La parola guerra sia bandita dalle Nazioni.”
Diceva…
Riposa in pace soldato che non sapevi sparare, le tue parole son mitragliate a chi non capisce e a chi fa finta di non capire.

 

 


 

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