La Castellammare liberata…

La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione. Questo lo diceva Gaber un bel po’ di anni fa, questo ha fatto la Castellammare democratica e antifascista mandando a casa Luigi Bobbio. Il peggior sindaco della storia della città. Si il peggiore. Peggiore perché ha utilizzato la città. L’ha mortificata, umiliata,  offesa. La liberazione non è solo da un uomo solo al comando che ha trattato come sudditi i propri cittadini utilizzando la parola camorra a suo uso e consumo mistificando la realtà. Tutti quelli che erano contro il pensiero unico erano diventati camorristi. Tutti quelli che non avevano le sue stesse idee sono stati umiliati, offesi, perseguitati. Mesi di sofferenze che hanno riportato  la città al buio del ventennio. So che questo può sembrare troppo, ma non è così. Sono stati mesi di oscurantismo di uno contro l’altro. Umiliati i lavoratori, la città, i cittadini, la politica. Ho alzato i toni in questi mesi utilizzando l’ironia convinto che una risata, la satira, era l’unico strumento per seppellirlo politicamente. Ridevo per non piangere mentre la città continuava nel suo coma artificiale. Ho imparato molte cose in questi mesi, non me ne vogliano gli altri consiglieri che hanno reso possibile questo atto liberatorio non votando il bilancio preventivo, ma ho imparato molto da un padre e da un figlio. Un padre ed un figlio che da sempre hanno una visione del mondo diversa dalla mia e continueranno ad averla.  Un padre ed un figlio che mi hanno insegnato cos’è la politica. La loro, quella di Carlo ed Antonio Carrillo è stata la scelta più coraggiosa  e sofferta. Loro hanno determinato la salita di Bobbio, loro hanno determinato l’ascesa e la disfatta. Lo hanno fatto sulla politica, non hanno accettato poltrone e poltroncine, hanno messo davanti la città, hanno dimostrato che la dignità non ha prezzo. Hanno subito ingiurie, offese, attacchi personali, ma hanno mantenuto la barra dritta.  Lo hanno fatto perché hanno capito, loro, prima di altri, che così non si poteva continuare. Loro hanno deciso di parlare al loro elettorato. Mi hanno insegnato che lottare per le proprie idee è l’unico scopo per il quale vale la pena vivere. Domani ci divideremo abbiamo posizioni politiche diverse e lavoreremo da parti opposte a costruire schieramenti diversi ma con un unico grande obiettivo: ridare una luce alla città dopo questi anni bui. Un ringraziamento va a tutti quelli che hanno contributo a questo atto liberatorio attraverso un lavoro meticoloso e certosino che ha fatto vincere la politica. Vorrei che il 29 Novembre diventasse un po’ il 25 aprile per la nostra città. Un giorno da ricordare, un giorno di liberazione per una città che era stata occupata in modo democratico da chi non era avvezzo alla democrazia. Una liberazione consapevole: Non esistono liberatori ma uomini e donne che si liberano. La mia città ha coraggio ed uscirà da questo empasse.

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