di Tonino Scala
Nell’era dell’informazione, in cui ogni angolo del mondo è illuminato dai riflettori dei media, sembra che la nostra attenzione sia stata catturata da un nuovo nemico pubblico: l’arte. Non si tratta di un’opera qualsiasi, ma di una rappresentazione che, a detta di alcuni, profana la sacra memoria dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Queste accuse, però, rivelano una sorprendente inversione di priorità che merita di essere esplorata con ironia e sdegno.
A nulla è servito il chiarimento di Thomas Jolly, direttore artistico della cerimonia di apertura di Parigi 2024: L’idea era quella di creare un grande banch”etto pagano legato agli dei dell’Olimpo.” Festa pagana con Dioniso, dio greco del vino.
L’accusa è che una festa pagana, con vaghi riferimenti alla famosa cena di Gesù e dei suoi discepoli, costituisca una minaccia alla nostra moralità collettiva. Come se la rappresentazione artistica avesse il potere di disintegrare le fondamenta stesse della nostra società. Nel frattempo, le immagini di guerra, violenza e distruzione scorrono incessantemente sui nostri schermi televisivi, accolte con una scrollata di spalle.
È qui che l’ipocrisia raggiunge il suo apice. In un mondo in cui la guerra e la vendetta vengono giustificate in nome di Dio, ci si domanda come un’opera d’arte possa suscitare tanta indignazione. Ma forse è proprio questa la nostra moderna Crociata: difendere la purezza di un dipinto antico mentre ignoriamo il sangue versato in nome della legittima vendetta.
In tanti gridano allo scandalo di fronte all’arte, ma rimangono in silenzio di fronte alla brutalità della guerra. Se un quadro offende la nostra sensibilità religiosa, quali parole dovremmo usare per descrivere la sofferenza di milioni di innocenti nei conflitti armati? Si tratta di una scala di valori del tutto distorta, dove la rappresentazione artistica è temuta più della realtà stessa.
La verità è che l’arte ha sempre sfidato le convenzioni, spingendoci a riflettere e a mettere in discussione le nostre convinzioni. Questo è il suo potere e la sua bellezza. L’arte non è mai stata il problema; il problema risiede nella nostra incapacità di affrontare le vere questioni che affliggono il mondo. Mentre ci indigniamo per una festa pagana, le vere tragedie si consumano davanti ai nostri occhi, spesso con la “nostra” benedizione.
Quindi, la prossima volta che qualcuno si scandalizzerà per una rappresentazione artistica, sarebbe opportuno ricordare che le vere offese alla nostra umanità non si trovano nei musei o nelle gallerie, ma sui campi di battaglia, nelle strade devastate dalla guerra e nei cuori induriti dall’odio. Forse, se fossimo meno pronti a condannare l’arte e più inclini a condannare la violenza, potremmo sperare in un mondo un po’ meno ipocrita e un po’ più umano.
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