di EMILIO VITTOZZI
Queste modeste riflessioni mi sono nate in questo periodo di pandemia in cui ho letto ancor di più del solito: libri, giornali, pubblicazioni varie…
Una cosa è certa: chi dice “Grazie!” è gentile, signore, amabile, umano. Forse, addirittura, ha un tocco di nobiltà, oramai quasi scomparso del tutto. Perché la riconoscenza va difesa ed alimentata affinché l’uomo continui ad essere umano: nulla è più gelido dell’ingratitudine…
Faccio un esempio personale: raggela il fatto che oggi, soprattutto i ragazzi, ma non solo loro, non fanno mai cenno di risposta ad un dono ricevuto a Natale, a Pasqua, nel giorno del compleanno, dell’onomastico o di qualsiasi altra situazione. Regali un libro, un telefonino, un computer, un indumento-ultima-moda e non c’è nessuna reazione come se il dono fosso un obbligo dei genitori, dei parenti, degli amici.
Forse è segno che mentre la terra si riscalda, i cuori si raffreddano…
Eppure quel dono è il sacrificio, in ogni genere, di qualcuno che pensa a te!
E vorrei aggiungere un altro esempio personale: per anni, troppi direi, a Natale, a Pasqua, in vacanza, ho spedito messaggi augurali e cartoline a destra e a manca. Non per far sapere che esistevo ancora, ma per dire “Guarda, in occasione delle prossime feste o dalla riva del mare, ho pensato a te…”. Ho pensato a te nello scegliere il biglietto, nell’acquistarlo, nel redigerlo, nell’affrancarlo, nello spedire… Molto spesso non ricevevo alcun cenno di risposta: io, lo dico pubblicamente scusandomi con chi di dovere, pensavo all’inefficacia delle Poste Italiane… Invece, un giorno, vidi un mio conoscente che in tasca, dopo vari giorni dalla consegna del postino, aveva in tasca un mio biglietto ancora… non aperto!
Da quel momento in poi, i miei invii postali scesero di molto…
Ora, a parte qualche biglietto a chi, realmente, so che fa piacere, telefono: niente sms, niente wathsupp, niente email ma la cara, vecchia telefonata anche solo per dire “Ciao, come va?”.
Restiamo umani!
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