“Quaquaraquà” Uomini di camorra
Quaquaraquà uomini di camorra è un reportage narrativo che proietta il lettore in storie di vite sconvolte dalla malavita che impregna e avvelena la società napoletana. Il titolo del libro vuole riprendere una citazione di Sciascia dal “Giorno della civetta”, in cui il boss mafioso divide gli uomini in tre categorie, uomini, ominicchi e appunto quaquaraquà. È proprio così che scala definisce nel suo libro tutti i capi del crimine organizzato italiano. Un crimine che l’autore sente di poter definire, purtroppo, come una camorra s.p.a., una vera e propria azienda attiva, l’unica forse ancora funzionante in Italia. Scala racconta anche dell’assenza di indignazione da parte dei cittadini che spesso dimenticano le notizie di camorra nel dimenticatoio della cronaca nera e proseguono con la loro vita senza fare nulla di concreto per la città. L’autore suggerisce più volte di iniziare a fare tutti il proprio dovere di cittadini e riconquistare i partiti cercando di fare una politica giusta che guardi agli interessi della città.
Scala ha dichiarato di aver voluto iniziare a scrivere perché fra tanti omicidi avvenuti a Castellammare di Stabia, rimase colpito dall’omicidio del sindaco di Pagani che nel Dicembre del 1980, dopo il terremoto dell’ottanta in Irpinia, che aveva avuto il coraggio di dire no ad un appalto colluso con la camorra. Tutto ciò avveniva proprio in un periodo in cui era necessario ricostruire città intere dopo il terremoto.
Scala sta presentando il libro nelle scuole per poter avvicinare i giovani alla realtà della camorra e sensibilizzarli al fine di intervenire in favore delle loro città. I Malavitosi descritti nel libro non hanno nessun alone di eroismo criminale ma sono uomini di quattro soldi: quaquaraquà. Il titolo del libro riprende infatti una citazione di Leonardo Sciascia dal romanzo “Il giorno della civetta”, in cui il boss mafioso divide gli uomini in tre categorie, uomini, ominicchi e appunto quaquaraquà. Un romanzo che Scala dedica ai giovani affinché non si perda la memoria del male che la camorra semina nella società. L’autore scrive, infatti, le storie di vite sconvolte dalla malavita, ad iniziare da quella del consigliere comunale di Castellammare di Stabia Gino Tommasino ucciso nel 2009 sotto gli occhi del figlio adolescente; per poi raccontare le tristi vicende di Annalisa Durante ragazza di quattordici anni uccisa il 27 marzo 2004 a Forcella, di Giancarlo Siani giornalista del Mattino assassinato nel 1985, di don Peppe Diana sacerdote coraggioso trucidato per il suo impegno antimafia, e tante altre vittime innocenti. 15 racconti, storie intrise di violenza, ricordate perché possono e devono fungere da monito per le giovani generazioni a cui spetta il gravoso compito di risollevare le sorti di una regione soffocata dal malaffare che ha cancellato il netto confine tra lecito e illecito, tra camorristi e uomini delle istituzioni.