Ma che musica maestro … musica musicante stasera nmieze a st’uommene elegante… sarà la musica che gira intorno. Si la musica, la musica della nostra vita. Quella dei vicoli, quella che senti in auto, quella che ti tiene compagnia, quella che ti fa soffrire, quella che ti ha fatto e ti fa gioire. Quella che dedichi alla persona amata, quella che dai balconi si lancia per far capire a chi deve capire: ‘e male lengue hanna skiatta! Musica, colonna sonora della nostra vita. Musica che si mescola alle nostre sensazioni, alle nostre paure. Musica suonata, musica cantata. Musica che ti rilassa, musica e …che cazzo abbassa il volume. La mia vita in versi e in musica in un mondo in bianco e nero ma ricco di colori. Ognuno di noi ha una sua colonna sonora che lo accompagna nella sua esistenza. Io ne ho tante ed hanno un unico comun denominatore, la mia vita. Vita da bambino, da adolescente, da grande , da marito, da innamorato, da padre. Una vita strana fatta di tante contaminazioni. Morandi, l’eterno ragazzo che mamma amava e che somigliava a papà. Le foto del militare di mio padre sembrano quelle di un rotocalco in bianco e nero che ritraggono il Gianni nazionale che amava i Beatles e i Rolling stones. I gruppi anni settanta, zia Mena, la sorella di mamma li ascoltava ed io con lei sono cresciuto a suon di Cugini di campagna, Collage, Teppisti dei Sogni, Gli Alunni del Sole che me ‘mparate affà che me… Ranieri e Perdere l’amore, il primo Sanremo dove ho trepidato. Un napoletano che vince, la mia Napoli finalmente sul podio. Ricordo che guardavo Sanremo sul divano sgangherato della cucina di una casa di cinquantametriquadri dove sono cresciuto con mamma, papà, due fratelli e nonna. Un divano che diventava letto. Mamma c’è l’ha ancora ci dormono i miei nipoti. Guardavo Sanremo che mi faceva sognare e mangiavo patatine San Carlo, amavo gli Stiky: buonissimi. Poi i miei gusti sono cambiati oggi preferisco le più gusto. Nonna e le sue canzoni ricordo la sua preferita “Ho comprato la caccavella, ho comprato la caccavella…la caccavella…Per l’amore della mia bella, per l’amore della mia bella…della mia bella!” una canzone del 1950, portata al successo se non vado errato da Nino Taranto, l’unica che cantava la mia nonna. La mia vita di quartiere con la musica napoletana da Nino D’Angelo a Mauro Nardi, per passare da un giovane Gigi Finizio a Franco Ricciardi. Artisti che sono passati per la festa del mio quartiere. Poi la festa importante quella che ti riportava in Italia, l’unica dove si cantava in italiano nella mia città, la sagra dei carciofi quella del quartiere Annunziatella dove big di un tempo che fu salivano sul palco tra una folla che sognava gli anni sessanta e settanta: Little Tony, Bobbi Solo, un grande Sandro Giacobbe con mi hanno fatto innamorare gli occhi verdi di tua madre. Una volta capitò anche a me ero innamorato della figlia ma gli occhi della madre mi stregarono! Poi la scoperta della musica con Pino Daniele grazie a Carmine Spera il mio amico e compare di cresima. Amava Pinotto, aveva tutte le cassette in una scatola di latta quella dei biscotti, quelli buoni, quelli che non ti compri, te li regalano quando ci sono le feste o quando stai male e qualche parente ti viene a trovare. “I nun’ vogl’i’america perche’ nun ponno capi’ st’america e si fosse pe ‘mecaccia ‘a capa e nun vede e si fosse pe ‘me m’astrignesse pe’ sape’ e nun mme puo’ da’ tutta ‘nata storia fatta pe’ suda’…” tutte n’ta storia. Io che sognavo l’America, pur essendo comunista, con questa canzone iniziai ad amare sul serio la mia terra e con essa il rifiuto di abbandonarla e non andare alla ricerca della felicità in una terra (l’America) che non può darti “tutta un’altra storia”, vale a dire tutta un’altra vita. La mia vita è qui. Quanti concerti, importati e di periferia. Con il mio motorino un Master Atala rosso andavo in giro per i paesi a vedere feste di piazza. Ricordo ancora Gianni Bella, Peppino di Capri. Grande il nolano e la bassa irpinia un viaggio incredibile su un motorino per strade non illuminate e piene di buche: grandi artisti senza pagare il biglietto. Poi il tempo dei concerti a Cava de Tirreni: Dire Staits, Duran Duran, Tina Turner, Celentano, Jovanotti altro pezzo importante della mia vita canora. Ramazzotti, comprai il disco la sera prima del concerto per imparare tutte le canzoni, non ne conoscevo nemmeno una. Non mi piaceva ma amavo quella sua “Musica è”, non per il testo che ho capito solo dopo. Perché durava 11 minuti. Il tempo giusto per un lento alle feste in casa. Il tempo per avere la possibilità di conoscere la ragazza che ti piaceva. E se vedevi che c’era sintonia con un gesto chiedere al dj, l’amico più imbranato e tecnologico che si trovava sempre vicino allo stereo, di rimetterla. Grande lo stereo con due cassette, oggi sembra preistoria ma all’epoca serviva e come. L’unico modo per non fermare la musica. C’era sempre un walkman con cuffiette d’ordinanza nel quale sceglievi la canzone giusta prima di inserirla. Poi pause sulla cassetta che girava e play nell’altra cassetta ed il gioco era fatto. Per non parlare dell’amore per Vasco Rossi e il suo album Liberi, liberi. “Ci fosse stato un motivo per stare qui…” 1989 Quell’anno vidi tantissimi concerti da Cava, a Cirò Marina, passando per Roma per terminare in autunno a San Martino Valle Caudina. Il cielo lasciamolo ai passeri noi siamo con i piedi per terra iniziava sempre così lo spettacolo e finivi sempre per ritrovarti abbracciato ad una ragazza alla fine del concerto, che dopo averti trattato male per tutta la serata, su Albachiara si squagliava. Peppino Gagliardi e la sua Settembre che mi fa impazzire. “We’re leaving together But still is farewell And maybe we’ll come back To earth who can tell I guess there is no one to blame” era The final Countdown degli Europe un gruppo svedese che aveva come cantante un capellone che piaceva tanto alle ragazze Joei Tempest. The Final countdown è stata la colonna sonora di una generazione, anche se io preferivo Carrie, una canzone più melodica “Carrie, Carrie, le cose cambiano, le cose cambiano, amica mia. Carrie, Carrie, forse ci ritroveremo”. Jammuncenne a mare, sotte ‘o sole a mare oh oh. 1987 Nino D’Angelo e l’estate ai lidi stabiesi dal bar del Conte questa canzone la ricordo ancora, è ancora impressa nella mia mente. Dello stesso periodo, Sandy Marton, la cui tastiera elettrica e la bionda lunga chioma imperversarono negli anni centrali della decade d’oro del grande pop. Sandy Marton che ci faceva sognare Ibiza, scoperto da Claudio Cecchetto come Jovanotti, Gino latino sempre Jovanotti, Linus etc etc. era il periodo di Dj television dall’Acquafan di Riccione. Eros Ramazzotti, Fiorello e mia moglie ragazzina che li adorava. Nino D’angelo e la sua metamorfosi. The Doors il film di Oliver Stone cambiò la mia vita. Non conoscevo questo gruppo, non sapevo chi fosse Jim Morrison. Vidi il film in una sale del Montil quasi vuota, ben tre volte, di seguito s’intende, pagare tre volte il biglietto era troppo. La canzone Popolare che portò il centrosinistra per la prima volta al governo. Brigante se more che i miei amici Cantattori mi fecero cantare al mio matrimonio. Na’ Bruna la mia canzone napoletana preferita. Bandiera Rossa, Contessa che volevano cambiare con me il mondo. Gli Stadio, Generazione di fenomeni, Grande figlio di Puttana e la prima volta. Maradona è meglio e Pelè, Quei ragazzi della curva B il primo scudetto e il secondo inaspettato, ero a Bologna per caso e per amore. Tony Tammaro e le mie prime skiatarrate comprai la chitarra solo per imparare Patrizia. Ci riuscii e in una notte imparai il giro di do, so fare ancora solo quello ma riesco a fare un bel po’ di canzoni. Patrizia cantata in Polonia a Częstochowa, pellegrinaggio al santuario della Madonna Nera, Giornata internazionale dei giovani. Tanti i ragazzi in piazza che mi seguivano su quegli accordi di fine estate. Non capivano l’italiano, non conoscevano Tony Tammaro iniziarono a capire e cantare, ma Patrizia diventò Polizia: apriti cielo. Furono arrestati dopo una lite con le forze dell’ordine era il 1990 e da poco c’era stata la Perestroika by Mikhail Gorbachev. The Wall, Roger Waters ex bassista dei Pink Floyd, il concerto del 21 luglio 1990 a Berlino, il muro e il 9 novembre 1989. Non sarà un’avventura, Notti magiche e il mondiale di Schillaci. La donna cannone colonna sonore di un film bellissimo che ho amato “Il Grande Cocomero” di Francesca Archibugi, l’unico mezzo per addormentare i miei figli appena nati. “E con le mani amore con le mani ti prenderò…” tra il corridoio e la camera da letto cantavo, ascoltavo a basso volume e Nanni e Pippo si addormentavano. Lungomare di Luca Carboni, Meraviglioso Negramaro-Modugno-Pazzaglia, Club Tropicana degli Wham con un giovane Goerge Michel, Simply Red e Say you love me, Matt Bianco e More Than I Can Bear, Raffaella Carrà e il suo Tuca Tuca, Albergo ad ore di Herbert Paganini portata al successo da Gino Paoli. YMCA dei Village People, Procol Harum e A Whiter Shade of Pale che mi ha fatto piangere nella scena finale de i cento passi. Per non parlare di Bella Ciao che canto a squarciagola con i miei figli. Ciao Amore Ciao, Luigi Tenco e la voce di Nanni e Pippo che cantano in macchina quando si va in Calabria. Waka waka e il Pescatore di De Andrè che per Giovanni è la seconda canzone conosciuta al mondo dopo Waka waka s’intende! Fino ad arrivare a Danza Kuduro e a Pippo che balla con mia moglie: lui sostiene che sia la sua fidanzata! La mia vita una colonna sonora potrei continuare all’infinito ma ho già abusato della vostra pazienza per il momento “ecco,la musica è finita gli amici se ne vanno che inutile serata amore mio ho aspettato tanto per vederti ma non è servito a niente…”.
* Erano gli anni che Lucio Battisti, affascinando tutti, divideva a metà gli ascoltatori: nonostante sembra fosse particolarmente parsimonioso, si era sparsa la notizia che finanziasse Ordine Nuovo, organizzazione neo-fascista fondata da Pino Rauti… Piaceva Lucio, a tanti, a tutti, con quella sua voce particolarissima, con quei testi di Mogol, autentiche Poesie in Musica. Ma non si poteva dirlo in pubblico, perchè Battisti aveva la fama di essere Fascista… Eppure le sue canzoni, firmate con Mogol, sono state la colonna sonora dell’Italia di quegli anni.
Alla sua morte, io e mio fratello volevamo andare alle sue esequie ma non partimmo per colpa della moglie che proibì i funerali di popolo che sarebbero divenuti.
Personalmente preferisco, sopra tutte, “Luce dell’Est”, non conosciutissima ma di un’attualità e di una sensibilità da pelle d’oca…