di Tonino Scala
Maledetta e benedetta pandemia…
Maledetta, inutile spiegare il perché. Benedetta… sì, ho detto proprio benedetta. Perché? Sotto certi aspetti ci ha costretto a tempi più umani, ci ha fatto, almeno a me, conoscere quanto sia bella la lentezza.
Tra le tante cose fatte dalla mia camera da letto formato mondo, ho trovato, grazie all’imposizione di Giulia Conte, il tempo di fare una cosa bella, molto bella che mi ha riempito. Camera da letto… so già cosa state pensando, ma vi sbagliate. La camera da letto è il luogo nel quale vivo la mia vita lontana e in contatto con il mondo, i mondi che mi circondano grazie ad una tastiera e una connessione fa schifo.
Imposizione? Ho scritto proprio così: imposizione. Sì, lei, Giuliacò tuttoattacato, non parla, o ti manda a quel paese, o ti dice in modo dogmatico: fa sta cosa e basta. E… non puoi metterlo in discussione 😉 , a meno che tu non abbia il tempo e la voglia di perdere, scusate il gioco di parole, il tuo tempo prezioso… 😉 un po’ come fa mia moglie.
“Sceglietevi un fetente di merda e lavorate, scrivete, tanto che tenite ‘a fa!”
Disse proprio così in un incontro on line, uno dei tanti per tenerci compagnia, per sentirci vicini, per vederci, per pariare.
Lo facemmo, con mille titubanze dopo che esternò il format dello spettacolo da mettere in campo.
“Ma sarò in grado di parlare per due ore consecutive?” dissi.
“Tu? Fatti accattare a chi nun te sape. Si nun te mettene ‘na cosa avanti, da mangiare ovvio, l’unica cosa con la quale è possibile corromperti… Femmine? Nooo. Soldi? Nemmeno….tu saresti in grado di parlare pure per venti ore!”
Come darle torto. E… anche se il giorno prima della prima, mi piace ripetere e giocare con le parole, non conoscevo nemmeno una frase delle cose che avevo scritto, non ho il tempo di fare memoria, son riuscito, a modo mio, cambiando ad ogni spettatore il monologo e imparandolo dopo una tre giorni di spettacolo, e dopo aver ripetuto per ben 55 volte il testo, uno per spettatore più prove, a fare quello che dovevo fare.
È stata una bella esperienza, mi sono divertito, mi sono rimesso in discussione come faccio ogni giorno e ho coltivato una cosa che mi portavo dentro da sempre: la passione per il teatro coniugandola con l’altra mia grande passione, non il cibo, ma la scrittura.
Grazie a tutti.
Grazie ai miei fratelli e alle mie sorelle teatranti, ai canteri e musicanti senza muso appiso, ma sempre con il sorriso sulle labbra. A tutti quelli che hanno lavorato per il dietro le quinte che non c’erano.
Grazie a Giulia che è una cacacazza esagerata, ma le voglio un bene dell’anima, ha il cuore buono, non mozzica è solo teatro. Dimenticavo, è matta come me.
Ps: ma in tutto questo: Mi avete riconosciuto?
La foto è di Enzo Longobardi che ringrazio è stato bravissimo
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