Una città senza speranza quella che ci mostra Attilio Velardi in questo libro ben diverso dagli due già letti: La Mazzetta e Uomo di Coseguenza. Un ritratto più crudo più amaro. Protagonista la Napoli degli anni 80, ben diversa dagli due romanzi. Una città cambiata dove anche la camorra, mai citata direttamente, cambia, si trasforma, si fa impresa. Questo salto di qualità la rende più cupa, più violenta, senza scrupoli. Un libro che non può essere definito un giallo, ma il ritratto di una città con tutte le sue sfumature. Bella la lingua, belle le scene,le descrizioni del luoghi, della città che stava crescendo verso nord, belli i personaggi. La figura del Professore e dei suoi colombi sublime, quella di Maria Senatore dolce e delicata. È la prima volta che leggo e vedo una prostituta così bella, semplice, casual. Per non parlare di Ciro Mele, Naso di cane, il figlio più che legittimo di quella Napoli degli anni di piombo dove la povertà spadroneggia, di quella metropoli in cui la camorra regna indisturbata. I personaggi colpiscono per la loro precarietà, per la loro mortalità. Come dice uno scagnozzo , un “reggipanza”, un semplice sospetto può uccidere. Una storia struggente nei meandri di una città malata. Storia spietata e come dicevo senza speranza al punto che quando tutto sembra concludersi Ciro entra in una squallida gioielleria con l’intenzione di regalare alla sua Rosa un ciondolo con la scritta “Pagherò” arriva…ma non voglio dirvi cosa bisogna leggerlo per capire. Quel ciondolo, quell’acquisto è la metafora di una città che sta lì per lì per entrare in un momento di normalità poi come sempre subentra la rassegnazione che regna sulla popolazione napoletana. Straordinario il tentativo del Professore, di vivere nella neutralità in una città in guerra, e del commissario, non un supereroe ma un uomo di quello Stato corrotto che ancora crede nella giustizia, ma consapevole della potenza dei capoclan mafiosi. Nulla da dire se non leggetelo: ne vale ‘a pena!
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