di Tonino Scala
Il freddo di un inverno appena iniziato si sente nelle ossa.
Le luci di un Natale ormai lontano illuminano il buio di un quartiere diventato città al suon di cooperative e case popolari.
La sveglia suona.
Una, due, tre volte. Gigino non si vuole alzare.
– Susete che fai tardi.
Nel dire questa frase con gli occhi ancora chiusi Maria lo tuculea.
Gigino non ha alternative: si deve alzare.
Accende la luce della cucina e chiude la porta. Sui fornelli la macchinetta è già pronta. Accende i fuochi.
Prende un bicchiere d’acqua. È fredda. Ma ci vuole. Poi va in bagno. Si sciacqua la faccia una, due, tre volte. Si gira. Poggia la mano sinistra sul muro. È fredda e umida. Sembra quasi sudare. Con la destra si abbassa i pantaloni e…
Scende. Scende lenta. Calda. Chiara. Di in giallino quasi trasparente.
Gigino ha gli occhi chiusi. Si è liberato.
Richiude tutto. Con la mano pulita si alza la maglia della tuta e la shirt. Si tocca la pancia.
Cresce ogni giorno di più.
Meglio non pensarci.
Si lava le mani. Poi ancora la faccia una, due, tre volte.
Niente doccia. L’ha fatta ieri.
La porta del bagnetto che va in cucina è aperta. Si sente il borbottio della napoletana e pure un odore intenso, forte, pungente: il caffè sta uscendo.
Non tira lo scarico: potrebbero svegliarsi.
Esce. Su una delle sedia del tavolovo ci sono i vestiti, li prepara sempre la sera. Per non disturbare.
Intanto l’odore ha invaso quei pochi metri quadri.
Spegne il fuoco. Sposta la macchinetta su un sotto pentola piccolo di legno e ferro comprato all”Ikea.
Con un cucchiaino gira quel liquido caldo nero. Poi prende lo zucchero. Uno, due… Poi l’occhio va sulla pancia e aggiunge solo mezzo cucchiaino di zucchero.
Beve un altro bicchiere d’acqua fredda, poi si versa il caffè e si veste, si lava i denti. È pronto.
– Mi sono già lavato i denti – dice – ma chi se ne fotte!
Si versa altro caffè.
Un bacio alla moglie appapagnata nel letto. Dorme, si gira, non se ne è nemmeno accorta. Uno sguardo ai figli che tra qualche ora si alzeranno per andare a scuola. Un altro sorso di caffè ed è pronto. Destinazione Cardarelli. Fa l’infermiere. Reparto di neurochirurgia.
Sono le 5,40.
I camion della munnezza sono i padroni assoluti della città.
La Fiat Panda con impianto a GPL è pronta ad attenderlo. La apre, sale, si siede, la accende.
Il primo colpo va a vuoto. Il secondo pure. Al terzo la macchina parte. Si allaccia la cintura ed è pronto per partire.
Ha sonno. Molto sonno. Accende l’autoradio un po’ per compagnia, un po’ per restare sveglio.
Le prime note suonate su una tastiera che sa tanto si anni 80 entrano nell’abitacolo.
Gigino ha una certa familiarità con questa armonia, ma non ha ancora capito di che pezzo si tratta.
Dalle casse la batteria entra con due tocchi, poi si affaccia anche la chitarra.
La risata di Gigino si fa più viva. Ha riconosciuto la canzone.
– It was good for me. It was good for you. Now nothing either of us can say or do…
È Christopher Cross con la sua Never be the same mette un brivido di freddo che però riscalda.
Riscalda il fisico e l’animo di un infermiere che ricorda quando beltà splendea negli occhi suoi ridenti e fuggitivi
Che sogna i giorni in cui il cuore batteva accompagnato da queste note ascoltate in cameretta a guardare il soffitto.
– … And I’ll never be the same without you here. I’ll live alone, hide myself behind my tears. No, I’ll never be the same without your love. I’ll live alone, try so hard to rise above…
Quanti amori, quante delusioni, quanti baci dati, quanti baci non dati, quanto ore sul letto a pensare, a rimuginare, a rifugiarsi, a dilaniarsi per un amore non corrisposto che però rendeva vivi, questo la ha capito solo dopo però.
Gigino apre il finestrino nonostante il freddo. Quel caldo della vita, grazie ad una semplice e banale canzone, è ritornato.
Il vento entra in quelle lamiere e accarezza il volto di un uomo che si gode questi attimi di vita che ritorna con tutta la sua forza.
Intanto Christopher Cross continua a cantare e a suonare la chitarra mentre la Panda con l’impianto Gpl sfeccia sull’autostrada della vita che porta al Cardarelli.
-…I loved you then I guess I’ll love you forever. And even though I know we could never stay together…
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