Frequento con una certa frequenza le strutture sanitarie per una serie di problemi di salute. Sono anni oramai che tra me e i medici c’è un “amore” corrisposto, anche se a dir la verità ne farei proprio a meno! Era invece un anno che non vedevo da vicino il pronto soccorso del nosocomio della mia città. Ieri ho dovuto accompagnare per un incidente un mio familiare. “Lasciate ogni speranza o voi che entrate” è la prima cosa che mi è saltata in testa. Non per i lavoratori, anzi, pochi oberati di lavoro e di grande professionalità nonostante i pochi mezzi a disposizione, ma per il modo con il quale stanno affrontando e risolvendo la vicenda del deficit sanitario. Tagliare, tagliare, tagliare e tagliare ancora. Qualche mese fa scrissi un comunicato e con Sel organizzammo un incontro sulla sanità pubblica nella mia città e oggi non posso che ribadire ciò che affermai allora: Hanno chiuso il San Leonardo e non ce ne siamo accorti. Sì perché quando si va in una struttura ospedaliera, in un pronto soccorso, con un codice verde e ci si accorge che infermieri, due e medici, uno, devono fare non i salti mortali ma le capriole per passare da un malato all’altro, lavorando in pessime condizioni senza strutture, senza barelle, con mancanza di sedie dove poter far sedere i pazienti, la struttura c’è ma è come se l’avessero chiusa! Devo essere sincero la professionalità e le acrobazie del medico di turno che nonostante il disagio ha mostrato grandi professionalità sebbene l’habitat non fosse consono a quello di un pronto soccorso, se da un lato mi fanno mostrare ammirazione nei confronti di persone che mettono in pratica il giuramento di Ippocrate senza se e senza ma, dall’altro mi provoca irritazione. Un’irritazione causata dall’applicazione delle nuove misure della giunta regionale campana: tagli, tagli ed ancora tagli. Gli altri ospedali vedi Scafati, vedi Torre del Geco, sono stati chiusi. A Castellammare il nosocomio è aperto ma è come se lo avessero chiuso, e questo è ancora più grave. Una politica di sanità pubblica dovrebbe essere quella di promuovere il benessere sanitario individuale e collettivo, garantendo a tutta la popolazione un accesso equo alle informazioni, alle prestazioni e ai servizi (di prevenzione, di diagnosi, di cura e di riabilitazione) adeguati ai bisogni sanitari, il tutto a costi sopportabili per l’individuo e per la società, tenuto conto delle risorse disponibili. A Castellammare hanno di fatto cancellato tutto questo. Lo hanno fatto in silenzio, in sordina. Te ne rendi conto solo quando hai a che fare con la struttura. Assurdo.
Comprendo il deficit anche se andrebbe realmente capito perché è accaduto questo. Ma possibile che la sanità debba essere considerata solo un costo? Dietro ogni taglio c’è un servizio in meno agli utenti che in sanità si chiamano ammalati. È arrivato il momento di dire basta alla sistematica smobilitazione di un presidio che per il passato era considerato l’ospedale pilota della regione Campania. Il “S. Leonardo” è ormai ridotto a macerie dal punto di vista della “diagnosi e cura”; delle camere operatorie ed “igienico-organizzativo”, tanto è vero che i direttori sanitari che vengono nominati, dopo essersi resi conto delle reali ed effettive condizioni, scappano, come sembra abbia fatto l’ultimo in ordine di tempo. Un ringraziamento al personale medico e paramedico per il grande lavoro: andrebbe dato a loro il nobel per la pazienza. Così non è possibile continuare, questo lo dicevo quando ero in consiglio regionale e continuo a dirlo oggi che sono solo un utente!!!
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