Non lo chiamano veleno

di Tonino Scala

La lingua di Pietro Treccagnoli mi piace. È viva, è viscerale ed è indiscutibilmente vera. Ho letto tre libri dello scrittore giornalista che ho imparato ad amare grazie alla rubrica che tiene ogni giorno sul quotidiano più letto nella capitale del Mezzogiorno: Il Mattino. L’Arcinapoletano, questo lo spazio che potrete trovare anche sul web, ben descrive l’animo e l’ironia dell’uomo, ma i romanzi sono più veri, ha più margini, è più libero ed è giusto così. Avevo già letto Rapporti Confidenziali, Elogio di San Gennaro e Non sono mai partito. Quest’ultimo mi ha colpito, lasciandomi un retrogusto che andava approfondito. Mi ha affascinato la lingua usata, i personaggi creati e in particolar modo Ascione, il commissario che parla come pensa.  Non sono mai partito è il secondo della serie pubblicato con la casa editrice Centoautori, mi son messo così alla ricerca del primo libro. Trovato, letto e gustato. Un romanzo dove non ci sono vincitori, né vinti, perdono tutti, per primi noi! In Non lo chiamano veleno c’è Napoli, anche se si parla di Giugliano, della Terra dei Fuochi. È tutta Napoli da Battipaglia a Caserta, è tutto un inquinamento delle coscienze prima che del terreno! Lo scrittore napoletano partendo da un omicidio, quello di una prostituta ci porta nelle viscere, nella melma liquida e puzzolente di una terra che è malata dentro. Traffici internazionali, vicende grottesche quanto vere, come corollario delle pennellate per dipingere i protagonisti di questo noir-allegorico-verista che mi ha appassionato e mi ha fatto trascorre dei pomeriggi estivi, dall’andante ironico al pessimismo cosmico. D’altronde Napoli è così e…così sia. Dopo averlo letto, mi son posto un interrogativo è più munnezza la munnezza o la gente di munnezza che ho letto in questo romanzo e che troviamo nei nostri vicoli, nelle ville ricche di cemento e in discese di terreno che di terra ha solo il nome? A voi la risposta che non sia però solo indignazione ma stimolo per un nuovo modus videndi. Partendo non da quello che fanno gli altri, ma da quello che non abbiamo mai fatto noi per la nostra terra madre e matrigna che amiamo e odiamo, ma che non riusciamo a dimenticare. Per colpa o per fortuna, dipende dai punti di vista, di quel cordone ombelicale al quale siamo legati. Che sia uno sprono per non rimettere il territorio nel quale viviamo, dormiamo, mangiamo, amiamo, ci incazziamo nell’ufficio delle cose smarrite, tanto alla fine qualcuno sempre lo trova! Vi consiglio di mettervi alla ricerca di questo come del seguito sono libri che chi ama Napoli e la sua letteratura non può non avere nella propria libreria.

 

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