Nonno ma i tuoi occhi che vedono?

di Tonino Scala
Nel salone stiamo preparando l’albero e il presepe, quest’anno abbiamo scelto il rosso: mi hanno fatto contento. In cucina mia moglie è ai fornelli, stasera è festa grande.
No, non viene nessuno, saremo solo noi e mangeremo anche per chi non potrà esserci 😉 . Con i miei figli pareo e ascolto musica terremotata che si alterna con quella indie.
Il grande è capa sciacqua come il padre, il piccolo si è dato all’indie: ormai per lui solo quella è musica.
Mia moglie anche lei ascolta e guarda, si fa per dire, ma altro genere. La tv piccola tra i fumi dei fornelli, è sintonizzata sulla prima della Scala, su Rai 1 credo, in scena “A riveder le stelle”.
Ad un certo punto ho visto che ha chiuso la porta eravamo scesi troppo in basso.
Abbiamo deciso di diventare seri e di passare anche noi alla lirica. Non ci capisco nulla a dire il vero, ma guardarla, ascoltarla mi ha fatto fare un salto nel tempo.
Mio nonno, il padre di papà, nonno Antonio, era un ciabattino che amava la lirica e l’operetta. Era ceco, gli occhiali li teneva per abitudine. Ogni pomeriggio, dopo il riposino, chiedeva che qualcuno gli accendesse la radio o gli mettesse un disco di quella musica che consideravo strana. Amava la Cavalleria rusticana e il Barbiere di Siviglia.
Mi ricordo che quando ero piccolo, nei fine settimana, quando andavamo a trovarlo, mi diceva mettiti qua, ascolta, ti aiuterà a crescere.
Non capivo, forse non lo capisco nemmeno ora, so, però, che aveva ragione.
Restavo lì, per ore, su una sedia impagliata a guardarlo.
Sì, più che ad ascoltare la musica, lo guardavo.
Guardavo i suoi occhi che nonostante non vedessero nulla, non erano spenti, dentro avevano un mondo. Ed lo guardavo quel mondo o meglio cercavo di guardarlo.
Guardavo i suoi occhi aperti che non vedevano nulla, ma vedevano tutto.
Ed io immaginavo.
Immaginavo il mondo che i suoi occhi che non vedevano nulla, vedevano.
Lo so, vi ho imbrogliato i fili in testa, ma questo pomeriggio familiare mentre fuori piove, mi ha fatto vedere e toccare quel mondo antico di chi, davanti agli occhi, nonostante ci fosse il nero, aveva tanti colori.
L’unico mio rammarico è stato quello di non avergli mai chiesto, per una cretina forma di rispetto, nonno ma i tuoi occhi che vedono?
Oggi lo so. E sono meno triste di allora.
Buona vigilia dell’Immacolata.
Share this nice post:

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*