Roberto Roversi il poeta, i giovani e il lavoro

Cento anni sono un giorno,
un giorno solo.
E in un giorno si possono incontrare tutti gli occhi
tutte le mani tutte le fatiche
che per cento anni hanno scavato il mondo.

Il mondo non è stato buono
con le mani con le fatiche che l’hanno scavato
e con gli occhi che l’hanno guardato.

Gli occhi hanno visto il sangue
scendere sopra la fatica delle mani.

Cento anni fa c’era una speranza
forte dentro alla fame e al dolore.
Cento anni fa cominciava un cammino
che non è ancora finito.

Non è ancora finito.
Il cammino è incominciato
quando una voce ha risposto a una voce
una mano ha stretto una mano
un passo ha seguito l’orma di un passo
e voce mano passo camminavano avanti.

Quando una voce ha gridato “fratello”
ed è arrivato un fratello
quando ha chiamato “compagno” “compagna”
e una piazza si è riempita di gente.

La lotta è speranza del futuro.
Poi il futuro è arrivato
ancora le voci si chiamano
si ascoltano i passi,
le mani si stringono insieme.

Nessuno dei vecchi
è ancora un’ombra dispersa nel sole
e sulla strada sempre segnata di orme
arrivano i giovani e portano nuove bandiere
i giovani arrivano e portano le nuove parole.

Roberto Roversi

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